Reti di spie, basi e sabotaggi Le manovre del Cremlino nella guerra parallela all’ue
Decine di episodi, e negli ultimi giorni nuovi allarmi
Una serie di episodi. Alcuni più lontani nel tempo, altri recenti, a volte evidenti, spesso «fumosi». Con dettagli poco chiari ma tenuti insieme dalla stessa «catena», tra semplici sospetti e dettagli investigativi su probabili atti eversivi compiuti in Europa dai servizi segreti russi.
Negli ultimi giorni gli allarmi si sono moltiplicati, tante «lucine» rosse si sono accese sulla mappa del Continente. A segnalare incidenti, a evidenziare coincidenze: una guerra parallela a quella sul fronte ucraino, una storia iniziata molto prima dell’invasione.
Poche settimane fa dalla Grecia trapela una vicenda incredibile. Una coppia di russi, vissuti sotto copertura nel Paese, con una bellissima villa trasformata in hotel che in realtà ha fatto da base per gli uomini e le donne dell’unità 29155, la squadra speciale dell’intelligence militare russa (Gru) incaricata di eliminare oppositori e organizzare sabotaggi. La residenza a sud di Salonicco era «frequentata» da elementi coinvolti in esplosioni che hanno devastato nel 2014 due depositi di munizioni nella Repubblica Ceca, in azioni analoghe in Bulgaria e nel fallito attentato contro l’esule Sergei Skrypal, preso di mira a Salisbury con il Novichok. Era una campagna preventiva, per creare problemi agli avversari del Cremlino, per interferire su forniture in favore di Georgia e Ucraina.
Quando, nel febbraio 2022, è iniziato il conflitto e la Nato ha varato il piano d’assistenza, gli apparati di sicurezza hanno messo subito in conto il pericolo di un rilancio dell’offensiva «coperta» da parte di Mosca. Ci sono voluti dei mesi, però, prima che entrasse in una fase operativa. Lo spionaggio russo ha scelto due strade: la prima, ha utilizzato gli infiltrati, persone con finta identità, per raccogliere informazioni nei Paesi dell’alleanza e ne sono stati scoperti diversi; la seconda, ha reclutato manovalanza spendibile, individui sacrificabili e disposti «a fare».
I polacchi hanno scoperto dei probabili sabotatori, quindi un «esploratore» mandato a sorvegliare il flusso di equipaggiamenti all’aeroporto di Rzeszow, lo snodo logistico dove transitano i rifornimenti per l’ucraina. Altri sono stati impiegati per tenere d’occhio la linea ferrata, altra linfa indispensabile. A seguire si sono verificati numerosi eventi: deragliamenti in Svezia, problemi alla rete Gps, un uomo incriminato venerdì in Gran Bretagna per aver provocato un rogo in un deposito legato all’ucraina.
In Estonia dei giovani con precedenti sono stati reclutati per pochi soldi su Telegram per vandalizzare l’auto di un ministro e alcuni monumenti nazionali: ne sono stati arrestati una dozzina, erano parte di un piano di interferenze «a basso costo». Le stesse modalità che temono i servizi lituani. In Germania ci sono stati diversi fermi: fra loro due personaggi interessanti, compreso un reduce del Donbass, che dovevano prendere di mira basi militari.
Al Gru interessano i passaggi di armi, le officine di manutenzione dei corazzati ucraini (alcuni sono all’estero), i centri di addestramento, gli stabilimenti che contengono pezzi di ricambio, i tempi di consegna del materiale. E, naturalmente, la possibilità di agganciare qualche soldato o ufficiale di Kiev, una pedina da coltivare e preservare per poi riattivarla una volta che è tornata in patria.
Le spie russe non hanno fretta, la «talpa» rappresenta un investimento di lunga durata. Cautela trascurata in alcune occasioni per le necessità di arrivare all’obiettivo. Con una differenza rispetto al passato: una volta i particolari di una spy story restavano protetti negli archivi, oggi sono parte del duello.