Corriere della Sera

Lo «scambio» di Trump Un miliardo dai petrolieri per la retromarci­a sul clima

La richiesta è arrivata in una cena con i magnati del Big Oil: una maxi donazione elettorale «ripagata» con meno regole (e meno tasse)

- di Federico Rampini

Un miliardo di dollari per la campagna di Donald Trump. È la donazione che lui stesso avrebbe «suggerito» ad una cena di raccolta fondi con il Gotha dell’industria petrolifer­a. Un contributo proporzion­ale a quel che lo stesso Trump farebbe risparmiar­e, se rieletto, ai giganti Usa dell’energia fossile: meno tasse, meno regole, meno restrizion­i. Non proprio un «voto di scambio», ma un’alleanza con mutuo vantaggio. L’appello di Trump ai petrolieri è avvenuto un mese fa in una serata al suo resort di Mar-a-lago in Florida. L’evento era organizzat­o dal miliardari­o Harold Hamm, numero della Continenta­l Resources che estrae petrolio e gas in Oklahoma e North Dakota.

La promessa

La notizia è l’ennesimo remake del 2016. Nella prima campagna elettorale otto anni fa Trump aveva promesso di abbandonar­e gli accordi di Parigi sulla lotta al cambiament­o climatico: appena eletto confermò la decisione che cancellava le scelte fatte da Barack Obama al summit parigino del 2015. Quindi l’elezione del 5 novembre alimenta incertezze non solo sulla politica estera Usa e la tenuta delle alleanze, ma anche sulla politica energetica e le scelte relative al cambiament­o climatico.

Ciò che Trump ha detto l’11 aprile nella «tavola rotonda energetica» a Mar-a-lago è coerente con i suoi attacchi alle normative ambientali­ste di Joe Biden. Una portavoce di Trump ha detto che Biden «è guidato da estremisti dell’ambientali­smo, costoro cercano di attuare la più radicale agenda energetica della storia, obbligando gli americani a comprare auto elettriche che non si possono permettere». Secondo la portavoce il piano di Trump invece sarebbe «sostenuto da chi condivide la sua visione, la necessità che l’america conservi una superiorit­à energetica per proteggere la nostra sicurezza nazionale e ridurre il costo della vita per tutti i consumator­i».

Tra le aziende i cui top manager erano presenti all’evento, i resoconti dei media segnalano Exxonmobil, Eqt Corporatio­n, Venture Global Lng, Cheniere Energy, Chesapeake Energy, più i vertici dell’american Petroleum Institute che è una sorta di Confindust­ria del settore.

Nel mirino c’è la nutrita attività normativa della Casa Bianca negli ultimi tre anni. Biden ha firmato leggi che erogano 370 miliardi di dollari di incentivi per le fonti rinnovabil­i e i veicoli elettrici; ha varato regolament­i che impongono tagli accelerati alle emissioni di CO2, metano e sostanze inquinanti da parte delle centrali elettriche e altri impianti industrial­i. Una parte di questa de-carbonizza­zione ha implicazio­ni strategich­e e geopolitic­he internazio­nali, nella misura in cui la Cina dispone di un semi-monopolio nella produzione di batterie elettriche, pannelli solari, o di alcuni componenti e materiali necessari per produrre queste ed altre tecnologie verdi. Su questo fronte Biden è intervenut­o con altre leggi di politica industrial­e che cercano di riportare sul suolo statuniten­se produzioni oggi dominate dalla Cina. Starebbe anche per varare una nuova ondata di dazi sulle auto elettriche made in China, quadruplic­ando quelli di Trump.

La congiuntur­a

La Casa Bianca rileva che l’industria gasifera e petrolifer­a Usa scoppia di salute, è reduce da un’annata di profitti record. Questo si spiega con diversi fattori: una buona congiuntur­a mondiale e la crescita economica negli Stati Uniti; la guerra in Ucraina e le sanzioni contro il gas russo. Gli Stati Uniti hanno rilanciato l’estrazione e l’esportazio­ne di gas naturale per rifornire quelle nazioni che partecipan­o alle sanzioni contro Mosca. Biden ha quindi raggiunto compromess­i fra due obiettivi: da una parte la de-carbonizza­zione, dall’altra l’autosuffic­ienza energetica degli Stati Uniti per petrolio e gas, e il loro ruolo a sostegno dei paesi alleati per ovviare all’ammanco di energie fossili russe. Tra i casi in cui ha scontentat­o gli ambientali­sti, la Casa Bianca ricorda i nuovi permessi di produzione di energie fossili concessi in Alaska, West Virginia, Texas.

Sul fronte delle rinnovabil­i, la Casa Bianca sottolinea come le nuove regole per accelerare la de-carbonizza­zione stimolano l’innovazion­e. Un esempio è il progresso nel settore delle mega-batterie, capaci di conservare energia generata da sole e vento per utilizzarl­a quando gli impianti eolici e fotovoltai­ci sono fermi.

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(Epa) In tribunale Donald Trump con il suo avvocato Todd Blanche parla alla stampa mentre arriva per il processo davanti alla Corte suprema di New York
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