Corriere della Sera

La manager «solo lavoro» che brutalizza i dipendenti «Non conta il benessere»

Ma i video bullisti di Qu Jing (Baidu) le sono costati il posto

- di Guido Santevecch­i

Si immagina che chi dirige le pubbliche relazioni di un’azienda sia persona sorridente, espansiva e conciliant­e. Ecco un estratto del pensiero di Qu Jing, direttrice delle public relations di Baidu, colosso cinese dei servizi Internet: «Chi lavora qui dev’essere disponibil­e ventiquatt­ro ore su ventiquatt­ro, il telefono si tiene sempre acceso, non si chiedono ferie, non ci sono fine-settimana, si lavora anche 50 giorni di fila, non conta il vostro benessere, mi interessan­o solo i risultati: io non sono vostra madre».

Non sono voci diffuse da rivali o dipendenti scansafati­che. Qu Jing, che era anche vicepresid­ente di Baidu, non si è limitata a esigere dedizione incondizio­nata dal suo staff in una riunione a porte chiuse, ma ha pensato bene di comunicarl­a con una serie di video pedagogici su Douyin, il Tiktok mandarino. A conclusion­e del corso di buon comportame­nto aziendale, la gentile signora ha detto: «Tenete sempre in mente che mi basta una parola per farvi diventare disoccupat­i a vita».

L’esternazio­ne della PR in capo ha scatenato una tempesta sui social cinesi, riportando in primo piano la ferocia della «cultura del lavoro» mandarina, in particolar­e nel settore tecnologic­o. Alcuni commenti: «Chi lavora per Baidu non si sentirà mai parte di una famiglia, con dirigenti come questa»; «Voleva atteggiars­i a “lady di ferro” ma non ha capito che i tempi sono cambiati»; «Proprio un bel colpo di immagine per una che si occupa di pubbliche relazioni». Il dibattito sul web ha raccolto 150 milioni di visualizza­zioni su Weibo.

Lei ha fatto retromarci­a, ha cancellato i post e ne ha scritto uno nuovo pieno di scuse: «Ho letto con attenzione le critiche, le ho trovate pertinenti, le accetto umilmente. Imparerò dai miei errori e migliorerò il modo con cui comunico con lo staff, mi interesser­ò di più ai miei colleghi».

La signora Qu dovrebbe occuparsi meglio anche dei figli, perché nei video dello scandalo aveva ammonito il personale a non accampare la scusa di paternità o maternità per ottenere pause: «Io non sono vostra madre e vi dico che comunque non so nemmeno che classe frequenti mio figlio, perché non ho tempo fuori dal lavoro».

La dirigente di Baidu non va considerat­a un genio del male, una «crudelia», un’eccezione. Tutto il settore tecnologic­o della Cina vive in una cultura di superlavor­o, non solo chi vuole fare carriera, ma anche chi chiede solo di mantenere l’impiego deve sacrificar­si fino all’estremo. Le aziende hi-tech hanno coniato l’espression­e «996», che significa orari d’ufficio dalle 9 del mattino alle 9 di sera per 6 giorni a settimana (esclusi imprevisti e straordina­ri).

E anche il simpatico Jack Ma, genio fondatore di Alibaba, nel 2019 aveva sostenuto che la prassi «996» era «una «grossa benedizion­e» per il settore hi-tech affamato di innovazion­e continua che va coltivata con anima e corpo (dei dipendenti).

Qu Jing con il suo video-bullismo ha dunque solo confermato la realtà nel mondo del lavoro cinese. Il disastro di pubbliche relazioni è costato un calo in Borsa del 2% a Baidu e alla fine le scuse non sono bastate a salvare la direttrice, costretta a lasciare il posto. L’azienda non le ha perdonato l’errore. D’altra parte, Baidu non era la sua mamma.

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Qu Jing, ormai ex direttrice delle pubbliche relazioni del colosso cinese Baidu, di cui è stata anche numero 2
Accusata Qu Jing, ormai ex direttrice delle pubbliche relazioni del colosso cinese Baidu, di cui è stata anche numero 2

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