Corriere della Sera

Palazzo Grazioli, «La stanza segreta? Il mio ufficio»

- Francesco Giro Fabrizio Caccia

«Esì che mi divertivo a far scattare la libreria, lo confesso, ma era una soluzione d’arredament­o, non portava in una stanza segreta né tantomeno a una via di fuga. Nascondeva una porta, questo sì, ma era sempre chiusa dall’esterno. Contigua alla libreria c’era invece un’altra porta, regolare, da cui entravo e uscivo...». Oggi è il suo compleanno, ne compie 61 e ormai si è ritirato dalla politica, «faccio il pensionato di lusso», ammette Francesco Giro, che dal 2006 al 2022 è stato in Parlamento (FI e Pdl). Ma in questi giorni chi lo chiama vuol sapere altro, conoscere storia e aneddoti della «porta segreta» di Palazzo Grazioli, al piano nobile di via del Plebiscito, dove ha vissuto e lavorato Silvio Berlusconi dal 1995 al 2020. Perché la libreria «magica» si trovava proprio nello studio di Giro. L’onorevole entrò lì dall’inizio come membro della segreteria personale del Cavaliere, coordinata da Niccolò Querci. «La mia penna fatata», diceva di lui Berlusconi, perché Giro scriveva bene e al fondatore di FI, a quasi un anno dalla morte, il 12 giugno 2023, ha dedicato il suo ultimo libro: Silvio Berlusconi e la città ideale. Nell’ufficio si scriveva di tutto: dossier sulla scuola, sulla sanità, si rispondeva alle lettere («Specie anziane signore che parlavano di figli e nipoti») e agli auguri di Natale.

La «porta segreta» è stata scoperta per caso dopo che l’anno scorso, curioso destino, l’ex residenza del Cavaliere è diventata la nuova sede dell’associazio­ne della Stampa Estera. E Tom Kington del Times ha postato su X con ironia: «Un buon modo per consentire agli ospiti di andarsene in fretta?». Giro sorride: «Macché! La porta dava sul pianerotto­lo dove c’è l’ascensore che sale dal cortile interno. La camera da letto di Berlusconi era lontana, in fondo al corridoio, ma ormai hanno smontato tutto, anche le stanze dove dormivano Confalonie­ri, Dell’utri e la storica segretaria Marinella. Non c’è più niente, solo uffici. Che malinconia».

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