Le giornaliste Rai si «schierano» Sul web minacce e ritorsioni
Il caso nato dallo sciopero. Da Bortone a Boccia, gli effetti sulla politica
La prima è stata Serena Bortone. Alla vigilia della messa in onda ha denunciato su Instagram la scomparsa dal suo programma Chesarà... del monologo antifascista di Antonio Scurati. L’effetto domino non si è più fermato. E ha spaccato in due l’azienda, inducendo altri volti noti a schierarsi. Anche a rischio di procedimenti disciplinari come quello aperto nei confronti della conduttrice che «sta valutando il da farsi assieme ai legali e al sindacato».
Tutto è nato a seguito dello sciopero del 6 maggio. Che era stato già indetto dall’usigrai proprio contro la «censura» poi lamentata da Bortone e altri. Una protesta che, malgrado il seguito registrato, non è riuscita a bloccare i tg Rai, dando così indirettamente visibilità alla nascita di un nuovo sindacato, di centrodestra, Unirai. A dare peso alle accuse di censura l’intervento di Enrica Agostini, di Rainews, pronunciato alla conferenza stampa Usigrai alla stampa estera e subito divenuto virale sui social: «Noi non abbiamo dato la notizia di Lollobrigida e il treno se non dopo ore, solo dopo che il Cdr ha fatto pressioni. Stessa cosa per Giambruno. Mentre diamo notizie in cui si parla di Meloni come una grande statista. È un corpo a corpo quotidiano».
Accanto a queste denunce pubbliche, anche altre hanno infuocato il fronte politico. Ha fatto scalpore quella riportata dal direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, in commissione Vigilanza: «Ci sono state alcune giornaliste della Rai, del Tg1 in particolare, che non hanno aderito allo sciopero, tra cui la giornalista Laura Chimenti che ha letto le edizioni del Tg1, che sono state oggetto di aggressioni violentissime e di minacce di morte persino sui social». A mo’ di esempio ne ha letta una: «Quindi tutti i giornalisti visti oggi al Tg1 e Tg2 che hanno boicottato lo sciopero Usigrai sono proni al governo Meloni. Buono a sapersi. Un coming out di massa» con foto allegata della conduttrice.
Sotto accusa è finita anche la conduttrice di quel giorno, Sonia Sarno, che però ha evitato ogni replica. Sui social impazza la sua performance, autoironica, da Fiorello, in cui si alza dal Tg1 e, in calzamaglia, inizia a ballare sulla musica di Grease.
È diventata un caso politico, invece, la presa di posizione contro l’aborto di Incoronata Boccia. «Si ha paura di dire che l’aborto è un delitto non un diritto» ha detto la vicedirettrice del Tg1 sempre nel programma di Serena Bortone. «C’è poco da ridere. Si ha paura di dire che l’aborto è un omicidio», ha aggiunto. Dure le accuse dal Pd («Offende le donne e le leggi») e dal M5S che ha sollevato il caso in Vigilanza. Lei ha replicato: «Rivendico la stessa libertà di dissenso di Scurati».