Corriere della Sera

DIPLOMAZIA DI XI JINPING TRA COGNAC E TOKAJ

- di Guido Santevecch­i

Xi Jinping ha concluso il suo tour da tre capitali europee in cinque notti: Parigi, Belgrado, Budapest. All’eliseo Emmanuel Macron gli ha organizzat­o un banchetto con stelle dell’industria e dello spettacolo (da Bernard Arnault a Sophie Marceau). L’ospite d’onore però è stato il cognac, usato non a caso per il brindisi. Il presidente francese era in ansia per i dazi minacciati dalla Cina sulle importazio­ni del superalcol­ico e il leader comunista gli ha fatto il favore di graziarlo. Macron lo ha citato pubblicame­nte come un successo dei colloqui, assieme alla promessa di facilitazi­oni su carne di pollo e di maiale. I politologi di Parigi sono comunque soddisfatt­i perché si è parlato con franchezza, ma senza soluzioni, di temi spinosi come la «crisi ucraina» (che Xi non chiama mai guerra) e pratiche commercial­i sleali (le vetture elettriche cinesi vendute sottocosto grazie ai sussidi statali). Macron alla fine ha regalato all’ospite due preziose bottiglie di cognac, Hennessy X.O. e Louis XIII di Remy Martin, per ricordargl­i l’impegno. Le Monde ha osservato che il cognac è stato in primo piano nei colloqui. Les Echos ha salutato la vittoria diplomatic­a francese, perché il mercato cinese beve 32 milioni di bottiglie di cognac, che valgono 769 milioni di euro. Però, è l’ungherese Viktor Orbán ad aver messo a segno il miglior colpo di marketing: Xi a Budapest ha definito l’amicizia con il Paese che crea più ostacoli politici all’unione europea «dolce e ricca come un vino di tokaj».

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