UCCISI, AGGREDITI, MALMENATI POCO RISPETTO PER I LAVORATORI
Caro Aldo, non si finisce di piangere per i sette morti di Suviana, che arriva la strage di Casteldaccia. E ancora orfani, vedove, strazio. Ma quello che fa gridare allo scandalo è la noncuranza e il disinteresse della comunità. Dove sono i controlli, la politica, lo Stato? Sergio Bazerla
Si contano i morti sul lavoro e meno noto è il cosiddetto infortunio in itinere, di chi si reca al lavoro o si sposta per lavoro. E capita anche altro mentre si lavora. Ma che importa, il tema non crea né porta consenso. Non solo: sono talmente tanti i casi che ci si è addirittura stancati anche solo di indignarsi. Il rischio è di abituarsi. Nelle scuole andrebbe introdotta la cultura della prevenzione sul lavoro e alla guida delle auto. Celso Vassalini
Cari lettori,
La tragedia dei cinque operai soffocati a Casteldaccia ha colpito molti di voi. Eppure nella discussione pubblica è scivolata via. Sino al prossimo incidente sul lavoro. Negli stessi giorni, si sono verificati nell’indifferenza generale alcuni episodi significativi, sia pure meno gravi del ferimento del poliziotto di Milano.
Una maestra che aveva rimproverato un allievo è stata aggredita e presa a calci per strada: l’allievo era un bambino del clan Spada; un clan che in un Paese serio sarebbe in prigione, ma in Italia può spadroneggiare impunemente.
Due guardie penitenziarie di Santa Maria Capua a Vetere sono state aggredite e mandate in ospedale dai detenuti, per aver osato interrompere un loro regolamento di conti.
Il concorso per medici di pronto soccorso nel Napoletano è andato quasi deserto, perché quasi nessuno vuole schierarsi in prima linea, con il rischio di essere aggredito dai parenti dei malati in attesa di ricovero.
Da queste storie possiamo dedurre due conseguenze. In Italia c’è sempre meno rispetto per il lavoro. E non solo perché i soldi si fanno con i Bitcoin. Senza arrivare agli estremi della strage di Casteldaccia, l’incuria, la mancanza di controlli, la scarsa propensione alla legalità mette a rischio ogni giorno molte vite. L’altra faccia di questo scarso rispetto per il lavoro è la facilità con cui i pubblici impiegati vengono aggrediti, malmenati, feriti. Il rimedio sarebbe semplice: chi alza le mani su un pubblico impiegato va dritto filato in galera. Sono certo che questo genere di reati diminuirebbe. La pena ha sia valore deterrente, sia valore rieducativo. Noi invece ci preoccupiamo di garantire sempre il carnefice, mai la vittima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA