Il tonfo della produzione A marzo in calo del 3,5%
Frenano tessile, mezzi di trasporto e macchinari. Sale solo l’energia
Prosegue la frenata dell’industria italiana. La serie negativa è certificata da Istat, che a marzo segnala l’ennesima flessione mensile della produzione industriale. In tutto sono diventati 14 i mesi consecutivi senza crescita: l’ultimo aumento dell’indice risale al febbraio dello scorso anno. I dati segnalano il rallentamento di quasi tutti i principali settori, con un tonfo di abbigliamento e accessori, che nel mese di marzo registrano un calo rispetto allo stesso periodo del 2023 del 9,3%, male anche la fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,8%) e di macchinari (-5,9%). Fanno eccezione le attività legate ai prodotti chimici, petroliferi e farmaceutici.
L’istituto di statistica registra, del resto, che a marzo la produzione industriale cala dello 0,5%, rispetto al mese precedente, e scivola del 3,5% se confrontata con il marzo 2023 (l’unica voce in netta controtendenza è l’energia, +6,1% su base mensile). «La flessione congiunturale della produzione industriale registrata per il mese di marzo si estende anche al complesso del primo trimestre di quest’anno (-1,3% rispetto ai tre mesi precedenti, ndr)», constata l’istat, confermando, appunto, che «l’indice complessivo prosegue la fase di flessione che si protrae da 14 mesi consecutivi. Il calo su base annua registrato a marzo interessa tutti i principali raggruppamenti di industrie».
Un quadro complessivo che allarma le associazioni dei consumatori. «Sull’industria italiana si fa ancora sentire l’onda lunga del caro-prezzi che ha imperversato negli ultimi due anni, e che ha avuto effetti negativi diretti sulla spesa e sui consumi delle famiglie», osserva il Codacons, mentre l’unione nazionale dei consumatori torna a dire:«se non si rilanciano i consumi delle famiglie, la produzione industriale non può che andare male».
L’andamento dei prezzi è esaminato dallo stesso Istat, nella nota mensile sull’economia italiana, dove viene indicato che «il processo di riduzione dell’inflazione osservato dalla primavera del 2023 è stato guidato principalmente dai beni con prezzi le cui variazioni hanno carattere persistente». Ma nell’analisi è anche specificato che «la dinamica di riduzione di medio periodo dei prezzi potrebbe tuttavia subire interruzioni temporanee, a causa dell’apporto dei prezzi dei beni con variazioni a carattere non persistente (come trasporti, istruzione, servizi sanitari e culturali)».
L’ennesimo dato negativo sulla produzione industriale fornisce, intanto, munizioni al M5S per imputarne la responsabilità al governo. A replicare è Nicola Calandrini di Fratelli d’italia, che cita i dati Istat: «Il Pil italiano cresce e supera le aspettative», ricordando il +0,3% del primo trimestre, meglio di Germania e Francia.