Dalla classica fino al cinema Indagine sui misteri naturali
Tra le bacchette, Petrenko, Rattle e Dantone La Cherubini a Lampedusa con le Vie dell’amicizia
Un anno fa un’alluvione devastava terre e persone di Romagna; poche settimane dopo il Ravenna Festival partecipava alla poderosa reazione di tutto un popolo e di tutto un territorio, col suo messaggio di bellezza e speranza. Dall’impressione lasciata da quel drammatico evento, è maturato il tema dell’edizione 2024, che si interroga sulla Natura, sui suoi cambiamenti e rapporti con l’uomo; ma il titolo «E fu sera e fu mattina», mutuato dal libro della Genesi, allarga la prospettiva trasfigurandone i confini grazie alle mille suggestioni e contaminazioni che Ravenna offre: la classicità greco-romana e le vestigia cristiane, il suo affacciarsi su un mare teatro di migrazioni, incontri e scontri tra popoli. Il risultato è un cartellone caleidoscopico dove la musica sinfonica e cameristica, medievale e contemporanea, si intreccia con Aristofane e il teatro sperimentale, il cinema e la danza.
Riccardo Muti inaugurerà con i Wiener Philharmoniker e poi guiderà la sua Cherubini a Lampedusa: portano lì le «Vie dell’amicizia», con lo Stabat Mater composto dal palermitano Giovanni Sollima sul testo in dialetto siciliano antico di Filippo Arriva. Atto il debutto di due grandi del podio: Kirill Petrenko con la Gustav Mahler Jugendorchester per la quinta sinfonia di Bruckner (di cui ricorre il bicentenario dalla nascita) e Simon Rattle che accompagnerà la moglie Magdalena Kozena nei Ruckert-lieder di Mahler con la Chamber Orchestra of Europe: due formazioni nate dall’idealismo di Claudio Abbado, di cui ricorre il decennale della scomparsa. Tra le grandi orchestre figura anche l’accademia Bizantina, tanto più che Ottavio Dantone la dirigerà in quella che può essere considerata l’opera eponima della rassegna, l’oratorio «La creazione» di Haydn. Sarà il primo dei concerti ospitati nelle basiliche ravennati: dopo Haydn, in S. Apollinare tornerà a risuonare la Messa che Legrenzi, nel 1670 scrisse appositamente per Ravenna; ad eseguirla Marco Gemmani e la Cappella Marciana. Assai interessante è «Janua» («porta» in latino) in cui l’irini Ensemble accosta Dufay a musiche bizantine per raccontare il Concilio di Firenze in cui si tentò, invano, di riunire le chiese di Oriente e Occidente. «Dilexi» è la composizione in sette quadri in cui Danilo Camitini ripercorre, seguendo il testo di Francesca Masi, la storia di Galla Placidia. Un nuovo ciclo spicca anche per il suo significato extra musicale: con «Romagna in fiore» il festival raggiunge i luoghi devastati dall’alluvione portando i suoi spettacoli in luoghi iconici raggiungibili a piedi o in bicicletta: dopo Vinicio Capossela a Faenza, Neri Marcoré sarà a Riolo Terme, Giovanni Lindo Ferretti a Brisighella con «ferita su ferita», Daniele Silvestri sarà «Il cantastorie recidivo» a Ravenna mentre Manuel Agnelli canterà a Conselice.
Il cinema entra il cartellone con la trilogia firmata dal regista Godfrey Reggio e musicata da Philip Glass: «Koyaanisqatsi», «Powaqqatsi» e «Naqoyqatsi» (così i titoli nella lingua degli indigeni amerindi Hopi) ripercorrono la parabola dell’antropocene riflettendo sull’impatto dell’uomo sul mondo; la proiezione sarà accompagnata dal vivo e in sincrono dal Philip Glass Ensemble e l’orchestra Regionale Toscana diretti da Michael Riesman. Nuova creazione è «Lo sciamano di ghiaccio», drammaturgia di Guido Barbieri, regia di Fabio Cherstich ed elettronica di Massimo Pupilio, dedicato agli Inuit.
Il teatro unisce Ravenna e Pompei nel segno di Aristofane, la cui commedia «Pluto» sarà portata anche nel sito archeologico dal regista Marco Martinelli; e Cristina Mazzavillani Muti promuove una «Chiamata alle arti» perché giovani talenti delle diverse arti si stimolino reciprocamente. «Non dirmi che hai paura» ripercorre la storia di Samia Yosuf Omar, velocista somala che partecipò alle Olimpiadi di Pechino 2008, ma quattro anni dopo morì naufraga nel Mediterraneo. Notevole anche il cartellone della danza, con il Ballet de l’opéra de Lyon a omaggiare Merce Cunningham, Eleonora Abbagnato stella tra «Les étoiles» e il divo della danza spagnola Serge Bernal.
Caleidoscopio
Cartellone dove la musica si intreccia con il teatro, la danza e persino Aristofane
La mobilitazione
Cristina Mazzavillani Muti promuove una «Chiamata alle arti» riservata ai più giovani