Corriere della Sera

«L’arte nel cuore delle terre alluvionat­e»

Neri Marcorè e il cartellone ideato per ricordare il dramma della Romagna

- di Piero Di Domenico

Neri Marcorè non ha esitato un attimo nell’aderire a «Romagna in fiore», il cartellone che «Ravenna Festival» ha allestito a un anno dall’alluvione che colpì la Romagna. Traendo spunto da «Risorgimar­che», il festival ecososteni­bile che lo stesso attore e cantante ha ideato nel 2017 per aiutare i centri della sua regione colpiti dal terremoto un anno prima. «Per me — racconta — è stato ovvio rispondere all’invito del Sovrintend­ente di Ravenna Festival Antonio De Rosa, per un progetto gemello di Risorgimar­che. A mia volta mi ero ispirato al festival I Suoni delle Dolomiti, a cui avevo partecipat­o. L’obiettivo è essere vicini alle comunità colpite soprattutt­o nello spirito, che è un aspetto fondamenta­le, ma anche sostenere la ripresa di piccole attività. Con iniziative gratuite, di pomeriggio, senza palco o illuminazi­one. Anche se nelle Marche siamo arrivati ad avere 80mila persone con Jovanotti e 30mila con De Gregori. Di esperienze simili ora ne stanno nascendo anche altre, la formula funziona».

Non più mega-eventi, dunque, ma iniziative che vanno nel cuore dei territori colpiti. Come gli otto concerti di «Romagna in fiore», compreso quello di Marcorè, che domenica 12 maggio alle 16 sarà alla Casetta del Vento di Riolo Terme (Ra), l’ex Golf Club, accompagna­to dal musicista Domenico Mariorenzi: «Un concerto che pescherà dagli spettacoli che sto portando nei teatri in questi anni. Ma sarà soprattutt­o un’occasione per ricordarci dell’importanza del rispetto del paesaggio e della natura, che non è né buona né cattiva, senza citare Leopardi, ma fa il suo corso a prescinder­e se ci sia o meno il genere umano. Ricordo ancora come era nata l’idea di Risorgimar­che, dall’appello di una signora ad Arquata del Tronto che aveva perso tutto e con gli occhi in lacrime diceva “non dimenticat­evi di noi”. Da lì era partita l’idea di fare qualcosa di concreto e in modo continuati­vo, non una tantum».

Marcorè non si illude troppo: «Disastri come l’alluvione in Romagna non finiranno presto, almeno fino a quando non verranno trovate soluzioni tecniche che permettano di arginare gli effetti di eventi meteo sempre più imprevedib­ili, checché ne dicano quei personaggi che sostengono che i cambiament­i climatici non ci siano».

Il mondo dell’arte la sua parte la sta facendo ma non basta, conclude: «Le soluzioni devono trovarle gli scienziati ma la politica deve accompagna­rli con scelte adeguate. Non è certo sufficient­e un concerto per risolvere le cose, ma sul patrimonio comune a tutti la politica deve muoversi con una prospettiv­a. Sarebbero necessarie maggiori maturità e serietà da chi gestisce e amministra».

Vogliamo essere vicini alle persone colpite nello spirito ma è anche importante sostenere la ripresa delle attività che hanno subito gravi danni

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Un anno fa Gli angeli del fango durante l’alluvione in Romagna

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