Le note di Brunello e il corpo di Sieni nell’omaggio a Bosso
Èun rapporto per interposta amicizia quello che lega il coreografo Virgilio Sieni alla musica di Ezio Bosso e al travolgente universo emotivo del compositore e pianista torinese prematuramente scomparso a Bologna quattro anni fa, il 14 maggio 2020. «Non ho mai conosciuto Bosso, ma ho avvicinato il suo mondo artistico attraverso la sua amicizia con Mario Brunello che mi ha trasmesso la potenza di un legame luminoso capace di proseguire dopo la morte di Ezio», racconta Sieni che, per la prima volta, si affianca al violoncello di Brunello e al pianoforte di Maria Semeraro nell’omaggio a Bosso «Un amico», in prima assoluta per Ravenna Festival, il 3 luglio al Teatro Rasi. Un’amicizia, tra Bosso e Brunello, non immune da crisi quando il violoncellista percepì che la musica del compositore, colpito da grave malattia, era «come impazzita, una lingua sconosciuta ad ambedue che si è vestita di oro e brillantini e ha cominciato ad ammaliare, a cantare come le sirene, a suonare vorticosamente passando sopra tutto e tutti. Immancabilmente la parte debole esteriore ha avuto gioco facile, scontato. Ci siamo scontrati, divisi e ognuno per la sua strada», ha confessato il violoncellista. Ben diverso il rapporto tra Brunello e Sieni. «La mia amicizia con Mario è invece molto giovane — ammette il coreografo che potrebbe aggiungersi in scena ai suoi cinque danzatori —. È stato Brunello a cercarmi per questo progetto che riposiziona Bosso in una dimensione alta di ricerca e cosmogonia musicale». Il programma traccia, infatti, una sorta di genealogia della musica di Bosso — di cui viene eseguita, nel finale, «The Roots» Sonata n.1 composta espressamente per Brunello nel 2014 —, preceduta dalle partiture di Pärt, Cage, Bach, Messiaen, intrecciando rimandi e consonanze. «Ho molto frequentato le musiche di Pärt, Cage, Bach — soggiunge Sieni —, perciò la scaletta proposta da Brunello corrisponde profondamente al mio percorso. Devo ringraziare Mario per avermi fatto rileggere Bosso da una dimensione analitica ed emozionale: nelle sue note, ripetizioni e accelerazioni creano vortici che risuonano l’una sull’altra durante tutta la sinfonia. Il vortice è per me il tema coreografico che si lega, nella serata, al concetto di amicizia umana e cosmica in sette forme coreografiche, dagli assoli al quintetto. Ho osservato in video i dialoghi tra Ezio e Mario. In «Roots» intuisco un mandala di liberazione per Bosso: il corpo limitato dalla malattia è per me un plusvalore di cui arricchirsi».