Corriere della Sera

Gasp, meritocraz­ia e mercato L’atalanta esempio europeo

Niente miracoli, solo competenza e programmaz­ione Una società snella che vende bene e compra meglio

- dal nostro inviato Alessandro Bocci

Fuochi d’artificio e caroselli sino all’alba per una notte attesa 117 anni. Una città travolta da una sana passione, abbracci, lacrime, cori per la meraviglio­sa Atalanta, simbolo, insieme alla Fiorentina, dell’italia che va alla conquista dell’europa e spera, nella prossima stagione, di presentars­i con nove squadre a spasso per il Continente. Un modello gestionale e calcistico. Una società quadrata e una squadra famelica.

Gasperini è il re di Bergamo Alta, nel tempo è diventato più popolare del sindaco Gori e al di là degli ammiccamen­ti, più o meno cinematogr­afici di De Laurentiis e dei rapporti non

sempre facili con il management, a luglio potrebbe cominciare la nona stagione sulla panchina bergamasca, a meno che non si faccia avanti un top club a cui è impossibil­e dire no. Il rischio c’è. Perché l’atalanta sta andando oltre ogni previsione. E non si tratta di una stagione azzeccata, una specie di congiuntur­a astrale, ma del frutto di un lavoro studiato e avviato dalla famiglia Percassi, Antonio e Luca, padre e figlio, 14 primavere fa, dopo anni duri con dieci retrocessi­oni in serie B nel dopoguerra e una anche in serie C1. Programmaz­ione e competenza, scelte logiche con il calcio al centro di tutto. Una società moderna, snella, competitiv­a. Lo stadio rifatto, i conti in ordine, il mercato di qualità, la cura del settore giovanile (Ruggeri l’ultimo gioiello).

L’atalanta vende bene e compra meglio. In estate ha investito quasi 100 milioni per Scamacca, De Ketelaere e Touré, che stanno venendo fuori alla scuola del Gasp, un insegnante duro, spesso insopporta­bile, ma capace di far funzionare la macchina come nessun altro. Ora, al culmine del successo, nella stagione in cui ha conquistat­o Anfield, l’atalanta sogna un triplete sui generis: Coppa Italia, Europa League e un posto in Champions. La seconda ti porta automatica­mente nel tabellone della terza e infatti l’allenatore, messo alle strette, ha ammesso: «Se devo scegliere preferirei vincere l’europa League rispetto alla Coppa Italia per il prestigio e perché ti spedisce dritta in paradiso...».

Bergamo non sta più nella pelle: oltre 50 mila persone tra Roma e Dublino vestite di nerazzurro a caccia di un trofeo che darebbe un senso compiuto a questo ciclo arrivato all’apice. L’atalanta ogni anno ti sorprende sempre un po’. Mai però è stata così solida, convinta, potente. Una squadra di stampo europeo, fisica, tecnica, coraggiosa. Forte nella testa e sulle gambe. Gasperini, con orgoglio malcelato, dopo aver schiantato il Marsiglia, raccontava che la finale contro il Bayer Leverkusen «è un esempio per tante altre realtà, piccole come la nostra. Perché il calcio deve essere meritocraz­ia», dice rifilando uno schiaffo a chi invece vorrebbe andare per bacino di utenza e appeal, come i fautori della Superlega. E si è quasi commosso ripensando ai momenti duri del Covid, ai silenzi pieni di angoscia sostituiti adesso dalla felicità di un popolo.

Ma vincere non è facile, per nessuno tantomeno con l’imbattuto (da 49 partite) Bayer Leverkusen. Dal 2010, l’anno del triplete interista, l’italia ha giocato sette finali europee e ne ha portata a casa una sola, la Conference League del 2022 grazie alla Roma. Poi solo sconfitte. È il momento di riprovarci e invertire la tendenza. Prima l’atalanta, poi la Fiorentina. Cuore e sentimento. Da Atena a Dublino rotta verso la gloria.

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Gol Dal suo arrivo nel 2022-23 Ademola Lookman è il giocatore dell’atalanta ad aver segnato più reti

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(Afp) Allenatore Gian Piero Gasperini, 66 anni
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(Getty Images) Presidente Antonio Percassi

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