Corriere della Sera

«Il governator­e trattava per sé Io sullo yacht? Non ho poteri, era per un parere»

Burlando: mai negato un confronto

- Dal nostro inviato Marco Imarisio

«Questo è uno scandalo che riguarda tutta l’italia». Claudio Burlando, orgoglioso figlio e nipote di camalli, ex sindaco di Genova, ex ministro, ultimo presidente regionale del centrosini­stra. Politicame­nte a riposo, dice. Ma non c’è da credergli. «Il porto di Genova è una risorsa unica al servizio di chi ha bisogno di importare ed esportare merci. Quando avevo ruoli istituzion­ali, invitavo i presidenti della Lombardia e del Piemonte e gli facevo fare il giro del porto su un battello. Tutti rimanevano impression­ati dalla grandezza, dalle dimensioni. E allora li guardavo e dicevo: ricordatev­i che noi lavoriamo per voi».

Cosa rimprovera al suo successore Giovanni Toti?

«Aver scordato la centralità di questa infrastrut­tura italiana, non solo ligure. Mi ha colpito una frase attribuita dalle intercetta­zioni al presidente. “Non mi interessa se sbarcano tacchini o cinesi, mi interessa che siano contenti i terminalis­ti”, diceva».

Perché, tra le tante?

«Ho trovato conferma del fatto che alla classe dirigente al governo della Liguria da 9 anni, è sfuggito il ruolo internazio­nale di questa regione: la sua portualità. Da questa sensibilit­à, chiamiamol­a così, per l’interesse particolar­e, discende la perdita di una visione più ampia, capace di rompere il nostro isolamento».

Non è sempre stato così?

«No, assolutame­nte. Quando ero piccolo e andavo in porto con mio papà, il soggetto di ogni decisione era talmente importante che si scriveva maiuscolo: la Merce. Mi ferisce l’inedito disinteres­se di questa classe dirigente per il porto, che è un asset fondamenta­le per l’italia intera».

Come risponde a chi afferma che anche lei trattava con gli imprendito­ri privati?

«Quando ero ministro, un giorno Cesare Romiti mi comunica l’avvenuta vendita del porto di Prà da parte della Fiat. Scommetto che lo hanno comprato quelli della Psa di Singapore, gli rispondo. Lui si stupisce: come fa a saperlo?»

Buona domanda.

«Lo immaginavo: pochi mesi prima avevo chiesto loro di valutare un investimen­to, visto che conoscevo le difficoltà della Fiat. Se non capiamo il rapporto che la politica deve avere con il sistema delle imprese, veniamo meno al nostro ruolo di amministra­tori».

Dov’è la differenza?

«Toti dava l’impression­e di trattare per sé, non per il bene pubblico. In tutti questi anni, mentre si creavano opere importanti come la diga foranea e il terzo valico, nessuno ha pensato di predisporr­e un piano regolatore per il porto. E senza regole, il porto diventa un suq. Una infrastrut­tura come il porto non è un fine, è un mezzo per lo sviluppo».

Perché anche lei ha incontrato di recente Spinelli?

«Quarant’anni che mi occupo di queste cose. Molto complesse. Non mi sono mai negato quando qualcuno mi ha chiesto un confronto. Ribadisco: oggi io non ho alcun potere decisional­e. In quel momento, Spinelli stava litigando con l’uomo genovese di Psa. Ogni volta che si libera un’area, in porto c’è una zuffa. Mi ha chiesto la mia opinione. Credo che lui abbia reso pubblico l’incontro per fare ingelosire Toti. Tutto qui».

Sullo yacht?

«Era ormeggiato alla Foce, mica in Costa Azzurra. Mangiava a bordo perché è obbligato dalla salute ad avere una cucina programmat­a. Non è dove ti vedi che conta. Ma come ti comporti».

Lo spiega lei a quella parte del suo partito che per anni le ha fatto la guerra?

«Se qualcuno teorizza che è negativo occuparsi delle imprese, è meglio che si chiuda in casa, invece di proporsi come candidato a governare la regione».

Condivide l’opinione di Andrea Orlando, che ha definito la fine del suo mandato come una fase “crepuscola­re”?

«L’ho trovato un giudizio ingeneroso e poco informato. Andrea afferma anche di avere indicato Ferruccio Sansa, vicino ai Cinque Stelle, alle Regionali del 2020. Dove il centrosini­stra ha avuto il peggior risultato della sua storia. Non so se faccia bene a rivendicar­e quella scelta. E non sono sicuro che sia questa la strada per vincere».

Con Spinelli Spinelli in quel momento stava litigando con l’uomo genovese della Psa. Ha chiesto la mia opinione. Credo abbia reso pubblico l’incontro per far ingelosire Toti Non conta dove ti vedi, ma come ti comporti

Neppure quando si ha disposizio­ne un calcio di rigore?

Su Orlando

Da Orlando un giudizio ingeneroso su di me. Lui afferma anche di avere indicato Ferruccio Sansa alle ultime Regionali Per il centrosini­stra il peggior risultato. E non sono sicuro che questa sia la strada per vincere

«A volte ti convinci di poter fare gol perché l’avversario è in difficoltà. Ma non è così. Si tratta di un’illusione. Proviamo a fare un lavoro qui, sul territorio. Le infrastrut­ture non sono il demonio, non tutte. Pensare di fare un progetto basato sul No a prescinder­e è sbagliato».

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