Fiorello e la Costituzione: «Mio padre mi insegnò l’onore»
Il racconto inedito sull’articolo 54 chiude la Civil Week. Ospiti Veltroni e Bisio
«Disciplina e onore». Si chiude con queste due parole, di Rosario Fiorello che interviene a sorpresa in collegamento con Palazzo Giureconsulti, il panel conclusivo di Milano Civil Week che pochi minuti prima ha visto sul palco Walter Veltroni e Claudio Bisio impegnati, sollecitati dal vicedirettore del Corriere Venanzio Postiglione, a misurare lo stato di salute della nostra democrazia. Ad Aldo Grasso che lo invita a una riflessione sull’articolo 54 della Costituzione, lo showman risponde raccontando un aneddoto sul padre, sottoufficiale della Guardia di finanza. «Ero piccolo — ricorda — ma ha segnato la mia vita. Eravamo a casa, ad Augusta in Sicilia. Papà disse a mamma: “Sta venendo un vicino, mi deve parlare”. Arrivò questo signore. Parlarono. La discussione si animò. Ricordo papà alzarsi in piedi, sbattere i pugni sul tavolo e urlare: “Esca da questa casa”. Poi mi disse: “Sapete perché ho buttato fuori quel signore? Voleva che disonorassi la divisa che porto. Ricordate di onorare quello che fate. E io non l’ho mai dimenticato, anche quando facevo il cameriere ho sempre fatto così. Onore è rispettare sempre quello che si fa». E un altro invito a riflettere su un pericolo subdolo ma quanto mai presente arriva da Veltroni: «La rivoluzione digitale ci sta sospingendo in un angolo dove c’è solitudine, dove c’è il cittadino da solo a urlare la sua disperazione su twitter e, in mezzo, niente. Dobbiamo tenere gli occhi aperti. La democrazia non è mai conquistata una volta per tutte. Non tornano Hitler e Mussolini ma può affiorare una forma di autocrazia del potere che assume nelle funzioni di un singolo tutte le facoltà. Come dire, voi fate rumore, noi decidiamo». La Costituzione «è un progetto, non è una foto — aggiunge —, è dinamica, è una sollecitazione a corrispondere a certi valori». La terza giornata dal palinsesto «Capire» di Milano Civil Week si è aperta con l’intervento della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli che esorta i sindaci «a fare rete», a «lavorare con il Terzo settore». Accanto a lei Camilla Serpentino è in rappresentanza di Trento capitale europea del volontariato. E poi ci sono l’attore Luca Argentero che racconta la sua onlus 1 Caffè e Goffredo Freddi di Fondazione Msd che racconta l’attività di promozione del volontariato: «Lavorare assieme aziende e soggetti di Terzo settore è un investimento che funziona». E si parla di diritto alla salute con una mamma, Valentina Mastroianni, che raccontando le sfide quotidiane con il figlio che ha perso la vista a 18 mesi sottolinea la «mancanza dell’aiuto psicologico alle famiglie». E di diritto al lavoro, con Nico Acampora (Pizzaut), Suor Veronica Donatello, responsabile pastorale sulla disabilità della Cei, Filippo Petrolati di Fondazione di Comunità di Milano e Federico Alberghini che un’esibizione esplosiva dei suoi «Rulli Frulli» trascinerà anche la folla che riempie piazza dei Mercanti. L’atleta non vedente plurimedagliato Daniele Cassioli dialoga con Claudio Arrigoni e Gaia Simonetti del diritto dello sport che insegna
Il monito
«La democrazia non è mai conquistata una volta per tutte: dobbiamo difenderla»
ad «andare sempre oltre». E poi Greta Sclaunich coinvolge Caterina Balivo e Rajae Bezzaz in un confronto serrato con la prof Elena Granata sui diritti ancora disattesi delle donne. Sul palco per l’articolo 45, dopo il monologo di Sara Santucci, si alternano il presidente di Federazione lombarda delle Bcc Alessandro Azzi, il direttore generale di Federcasse Sergio Gatti e Federica Fracassetti, giovane socia di una Bcc bergamasca e orobica. Chiusura con un testo teatrale liberamente tratto da «Aspettando Giona» interpretato da Paolo Foschini, Olivia Castellucci e Francesca Collini: «Quando un popolo sogna come vorrebbe il futuro, scrive una Costituzione».