IL NAPOLI E LA REGOLA DI PELÉ: SAPER PERDERE
Ese il Napoli dei fallimenti fosse più istruttivo del Napoli dello scudetto? Lo scorso anno la squadra di Spalletti fece una marcia trionfale. Kvaratskhelia entrava nelle difese avversarie come la lama nel burro, Osimhen trasformava in gol ogni palla. Quest’anno la squadra di Garcia, Mazzarri, Calzona è una marcia funebre. Kvara si è perso nei dribbling, Osimhen si è perso la porta. Spalletti ha fatto la migliore sintesi: «Tre allenatori non si cambiano nemmeno in cinque anni». Eppure, è difficile capire come una squadra vincente si sia trasformata in un’estate in una squadra perdente. Non si è mai verificato che la squadra campione d’italia sia uscita dalla corsa per lo scudetto alla metà del girone d’andata. Tuttavia, come diceva Pelé: «La regola numero uno nello sport e nella vita è saper perdere». La metamorfosi dallo scudetto al fallimento significa che siamo tutti, compresa la mano de Dios, fallibili. Il calcio ci mostra che nessuno è il padrone del pallone/vita e l’assenza di padronanza assoluta è la condizione per giocare/vivere. Il successo è un modello di vita: dalla politica alla cultura, dall’arte alla scuola. Ma il contrario del fallimento non è il successo, è la rinuncia. Successo e fallimento si coappartengono, giocano nella stessa squadra, in ogni squadra, in ogni giocatore. Guardare solo il successo e nascondere il lavoro che si deve necessariamente fare per vivere/giocare è il più grave degli errori. Il segreto del calcio non è la vittoria sicura ma la sconfitta possibile. Nessuno è infallibile. Per fortuna.