Fratelli d’italia cerca il «rinforzino» per timore di FI Lo stop di La Russa
L’aiuto del senatore Patton (Autonomie)
ROMA Il «rinforzino» non è più soltanto quello del leggendario Conte Mascetti, Ugo Tognazzi in Amici miei. Da ieri chiamano così anche l’iniziativa arrivata a sorpresa da Fratelli d’italia: la richiesta di aggiungere un senatore all’«organico» della commissione Finanze per non andare incontro a brutte sorprese nel voto delicato sulla «spalmatura» del Superbonus su un decennio e sulla sugar tax.
I meloniani temevano imboscate dalle opposizioni? Niente affatto. Il «rinforzino» — in realtà lo chiamano così solo i leghisti, troppo arrabbiati gli azzurri per scherzarci sopra — era per cautelarsi nei confronti di Forza Italia. Ostilissima a rimettere mano al bonus edilizio perché, come dice il vicepremier Antonio Tajani, finirebbe «la fiducia dei consumatori e degli investitori nei confronti delle istituzioni».
E dunque, per tutto il giorno, la maggioranza senza Forza Italia fronteggia le opposizioni: in commissione ci sono infatti 10 senatori di maggioranza e 9 delle opposizioni. Se al centrodestra fosse venuto meno un voto, la parità avrebbe portato alla bocciatura del provvedimento che porta la firma del ministro Giancarlo Giorgetti. Temutissimo il commissario di FI Claudio Lotito. Con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che non si stacca un minuto dalla partita.
Ma alla fine, del «rinforzino» non c’è stato bisogno. A sorpresa, pochi minuti prima delle 20, il senatore delle Autonomie Pietro Patton lascia la commissione, subito dopo l’approvazione di un emendamento da lui presentato. La maggioranza torna a essere tale. Nel frattempo, si raggiunge un accordo sulla sugar tax, che arriverà solo nel luglio 2025 e che suscita l’esultanza di Maurizio Gasparri: «È una nostra vittoria». Del resto, il capogruppo azzurro pareva tornato di buonumore da qualche ora: il rinforzino, dice, «non arriva. Non oggi. E domani è un altro giorno». Citando Via col vento. A fine serata, l’emendamento del governo viene votato anche da Italia viva.
Per scongiurare divisioni vistose nella maggioranza e inediti procurali, nel pomeriggio era intervenuto in modo decisivo il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Non muta nessun componente delle commissioni, eventualmente potrà modificarsi» più avanti, ma l’aggiunta del commissario «non viene in funzione nella votazione di oggi (ieri, ndr)». Non in tempo, quindi. Il capogruppo pd Francesco Boccia apprezza: «Il presidente La Russa ha fermato in modo chiaro e netto il blitz di FDI».
Il «rinforzino» era arrivato sotto forma di lettera indirizzata a La Russa e scritta da Lucio Malan, capogruppo di FDI: «Il senatore Salvatore Sallemi cessa di far parte della seconda commissione Giustizia ed entra a far parte della sesta commissione Finanze». La possibilità è prevista dal regolamento del Senato e in passato è stata utilizzata, spesso ma non solo, per riequilibrare le commissioni dopo il cambio di casacca di qualche parlamentare: «Ma non si era mai visto — si scalda un azzurro — che si utilizzasse questa possibilità a voto praticamente in corso».
Nel pomeriggio, quando riprendono i lavori in Commissione, dalle opposizioni sono tuoni e fulmini. Dal Pd Salvatore Nicita sbotta: «È come se l’allenatore di una squadra in difficoltà avesse tranquillamente fatto entrare in campo il dodicesimo uomo». I dem decidono di ripagare con la stessa moneta. E chiedono anche loro l’aggiunta di un senatore. Che FI non avesse intenzione di abdicare era chiaro fin dalle parole del mattino di Antonio Tajani: «Non mi piace la sugar tax né le regole retroattive sul Superbonus». Ma in serata, dopo l’accordo, il clima si tempera. Con Forza Italia che potrà astenersi sul provvedimento senza mettere in crisi la maggioranza. Per oggi, in Aula, è già pronta la questione di fiducia.
Un forzista
«Non si era mai visto che si utilizzasse questa facoltà a voto praticamente in corso»