Fico operato ancora, resta grave E tra i partiti c’è alta tensione
Il governo slovacco: «Le funzioni restano in capo a lui». L’attentatore oggi dal giudice
Ancora due ore sotto i ferri, ieri, per il presidente slovacco Robert Fico, che ne è uscito, così il suo staff, in condizioni «gravi ma stabili» dopo l’attentato di mercoledì. Nella politica e sui social il clima è invece sempre più instabile e polarizzato.
Diserzioni di peso azzoppano il vertice di tutti i partiti convocato dalla presidente Zuzana Caputova, del partito d’opposizione Slovacchia Progressista, insieme al successore già eletto Peter Pellegrini, della coalizione di governo: giovedì hanno lanciato un appello bipartisan alla calma, alla sospensione della campagna per le Europee e a un incontro di tutti i partiti fissato per martedì. Il primo a dare buca, senza sorprese, è stato il Partito nazionalista. Ma più peso ha il rifiuto annunciato ieri dal vicepremier Robert Kalinak, a nome del partito di Robert Fico e suo, lo Smer. La società slovacca, ha detto, ha sì bisogno di riconciliazione; ma «non attraverso una falsa correttezza politica». Ha dato la responsabilità dell’attentato a «politici e giornalisti che da anni etichettano Fico come criminale, mafioso, servo di Putin». Per molti è l’annuncio di una stretta sui media più severa di quella già in corso.
Accusato giovedì di «tentato omicidio premeditato», ieri l’attentatore Juraj Cintula è stato riportato a casa a Levice, in manette, da agenti che hanno perquisito l’appartamento; delle indagini su di lui — come del secondo filone d’indagini aperto ieri, sulla condotta della security — trapela poco nelle note della procura, che ancora ne omettono il cognome dietro una «C.». Oggi sarà discussa una proroga dell’arresto in un’udienza a cui lui parteciperà.
Anche della salute di Fico si hanno stringate notizie. Ieri il suo vice Kalinak ha incontrato i giornalisti fuori dalla terapia intensiva di Banska Bystrica. Ha detto di aver visto il premier «cosciente», di vedere «progressi» e di sentirsi «rassicurato». Ma non si sa se lunedì si riuscirà a trasportarlo dal piccolo policlinico di provincia a Bratislava. E non è sfuggita la reticenza di Kalinak su un punto: chi fa le veci di Robert Fico, incapacitato? «Le sue funzioni restano in capo a lui», ha svicolato. «Non conosco un uomo più forte». E non è chiaro se debba assumersele il vice, cioè Kalinak stesso, o Peter Pellegrini. Il governo demistifica in una pagina web illazioni e bufale: per esempio, che l’attentatore abbia fatto parte dei filorussi Coscritti Slovacchi, o che sua moglie sia una rifugiata ucraina, o che lui stesso sia un agente di Kiev. «Il genio dell’odio è uscito dalla lampada», titolavano ieri diversi giornali, e nessuno, nel Paese più diviso d’europa, sembra sapere come rimettercelo.