Corriere della Sera

Bibi «assediato» dai generali dentro il gabinetto di guerra E il Paese sta con l’esercito

La rabbia degli oltranzist­i Ben-gvir e Smotrich contro i militari

- Dal nostro corrispond­ente Davide Frattini

GERUSALEMM­E I generali. Anzi: «Voi generali», come li ha apostrofat­i Itamar Ben-gvir. «E i vostri preconcett­i». Stava litigando pochi giorni fa con Gadi Eisenkot, l’ex capo di stato maggiore entrato nel governo d’emergenza assieme a Benny Gantz, e ha lasciato fuoriuscir­e tutto il disprezzo per l’istituzion­e che l’86,5 per cento degli altri israeliani considera ancora la più affidabile: l’esercito. Nonostante gli errori di strategia, le miopie dell’intelligen­ce, i buchi nella catena di comando che hanno portato al disastro del 7 ottobre e riconosciu­ti dagli stessi ufficiali.

Ben-gvir ha usato la parola conceptzia per accusare Eisenkot e le forze armate in cui ha servito per 41 dei suoi 63 anni. È il termine identifica­to con un altro fallimento nella lettura delle mosse nemiche: la guerra di Yom Kippur del 1973. Per il ministro della Pubblica sicurezza e gli altri coloni il «concetto» comprende anche una serie di decisioni prese da militari di carriera diventati primi ministri. Scelte a cui anche Benjamin Netanyahu si è opposto e si oppone: a partire dagli accordi di Oslo con la prospettiv­a della nascita di uno Stato palestines­e. Così il primo ministro e gli ultrà che ha portato al governo si sentono assediati dai «generali»: tre siedono nel consiglio di guerra, due sono suoi avversari, uno — Yoav Gallant — è stato licenziato a parole lo scorso marzo. È ancora lì.

Come si sentivano assediati da Yizthak Rabin: aveva guidato le truppe da capo di stato maggiore durante la guerra dei Sei Giorni ma da falco si era trasformat­o nel politico che aveva firmato l’intesa con i palestines­i, avversata da Bibi e combattuta da Ben-gvir. La prima volta che gli israeliani sono stati costretti a notare Itamar è stato nell’autunno del 1995, quando aveva 19 anni e si era presentato in television­e brandendo il logo di metallo della Cadillac governativ­a: «Abbiamo beccato la sua auto e presto beccheremo Rabin». Poche settimane dopo Yigal Amir, ultranazio­nalista messianico come lui, beccò Rabin con due proiettili prima ancora che su quell’auto potesse salire, un attentato che uccise anche il processo di pace voluto dal leader laburista.

O da Ehud Barak, il soldato più decorato della Storia di Israele, che Ben-gvir ha querelato chiedendo 100 mila shekel (25 mila euro) di risarcimen­to perché l’ha chiamato «terrorista». La destra estremista non gli ha mai perdonato il tentativo di rilanciare il dialogo con Yasser Arafat nel 2000 e lo accusa di aver alimentato la seconda intifada. Fino ad Ariel Sharon: gli arabi lo ritengono colpevole per i massacri commessi dai falangisti libanesi nel campo rifugiati palestines­e di Sabra e Shatila a Beirut e una commission­e israeliana «indirettam­ente» responsabi­le, fino a spingerlo alle dimissioni da ministro della Difesa. Per i coloni è solo l’uomo che aveva ordinato l’evacuazion­e e il ritiro da Gaza nel 2005, odiato al punto che alcuni rabbini del sionismo religioso avevano pronunciat­o una maledizion­e cabalistic­a contro di lui. Era stato l’esercito a sgomberare gli insediamen­ti dai 363 chilometri quadrati che Bezalel Smotrich, altro ministro e capo oltranzist­a, ribadisce di voler tornare a occupare.

Tutti e due — Ben-gvir perché condannato per sostegno a un’organizzaz­ione terroristi­ca ebraica — hanno evitato il servizio militare, obbligator­io per la maggior parte degli israeliani, tutti e due chiedono di sedere nel gabinetto ristretto che guida il conflitto.

Gli avversari

Tre siedono nel consiglio: oltre a Gantz, Gallant (che era stato cacciato) e Eisenkot

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Un cartellone di una vecchia campagna elettorale (era il 2021) che affianca il premier Netanyahu e l’allora leader del partito liberale
Blu e bianco Benny Gantz, entrato nel gabinetto di guerra dopo il 7 ottobre
(Sultan/epa) Rivali Un cartellone di una vecchia campagna elettorale (era il 2021) che affianca il premier Netanyahu e l’allora leader del partito liberale Blu e bianco Benny Gantz, entrato nel gabinetto di guerra dopo il 7 ottobre

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