La moglie e la figlia di Di Mare «Abbiamo sorriso fino alla fine»
La vedova del giornalista: Franco era magnetico, spero di avergli regalato gioia
«Franco ha diviso la mia vita in due: c’è un prima e un dopo di lui». Giulia Berdini, 33 anni, è la moglie e già la vedova di Franco Di Mare. Si sono sposati il 15 maggio a mezzogiorno nella casa romana sulla Cassia. Cerimonia civile. Franco le aveva fatto la proposta già a Capodanno del 2023, ma il divorzio dalla prima moglie Alessandra è stato definito una settimana fa. Lei aveva un vestito lungo color panna, sobrio, senza velo. Quattro i testimoni: il fratello Gino, l’amico-agente Jean Pierre el Kozeh, la figlia Stella e un’amica della sposa. Intorno le sorelle Lucia e Sara e gli affetti più cari. Due giorni dopo l’ex inviato di guerra è morto per il mesotelioma che lo aveva colpito «perché sono stato a lungo nei Balcani».
Il loro primo incontro, otto anni fa. «L’ho conosciuto alla sede Rai di Saxa Rubra», racconta Giulia, che era responsabile catering del bar interno. «Dopo aver scambiato un paio di battute, sempre dandomi del lei, Franco, da buon napoletano, mi ha invitato a mangiare una pizza. Ci siamo andati dieci giorni dopo. Ed è stato un colpo di fulmine che mai mi sarei aspettato. Come mai avrei pensato di innamorarmi di un uomo che al primo appuntamento mi declamossa. ma Il Lonfo di Fosco Maraini. Quando raccontava qualcosa, Franco aveva un potere magnetico, folgorante. Da allora ogni giorno mi ha insegnato qualcosa. Soprattutto ad ascoltare gli altri. E a moderare l’irruenza a favore dell’attenzione al mondo che mi circonda. Io spero di aver portato gioia nella sua vita e averlo sostenuto quando ne ha avuto bisogno». I quasi 36 anni di differenza non li hanno mai sentiti. Tra loro si chiamavano «Lili», come il chihuahua che lei portò a casa con una bugia: «L’ho trovato vicino a un bidone».
Ma fu subito perdonata. «Franco è stato un compagno che mi ha avvolta con il suo amore, che mi ha protetta senza mai soffocarmi e mi ha supportato, facendomi avere più fiducia in me stessa. Sapendo però anche mitigare i miei difetti. E poi non c’era momento in cui non cercasse di dimostrami il suo amore». Il ricordo più bello: «Convinto che dormissi, mi ha sussurrato all’orecchio quanto mi amasse e quanto fossi importante per lui».
E poi c’è Stella Di Mare, l’unica e amatissima figlia. «Papà fino all’ultimo ha affrontato la vita e le sue difficoltà con ironia. Ci ha fatto sorridere anche la sera prima di andare via», racconta comTrentenne, consulente finanziario — adottata a Sarajevo nel 1992 — Stella è schiva, non ama apparire. «Cosa mi ha insegnato? A prendere le decisioni con la testa ma anche con il cuore». Il ricordo di bambina: «Avevo cinque anni, era sera, a casa dei nonni. Ero in pigiama pronta per andare a dormire. Si presentò a sorpresa. Mi fece vestire e mi portò al cinema a vedere Il Gobbo di Notre-dame. L’ultimo spettacolo. In sala eravamo soltanto io e lui».
Piccole tradizioni di famiglia. «Nel 2012 invece ci siamo fatti 4 chilometri nella neve alta per andare alla prima di Hugo Cabret. Papà era una persona eccezionale, talvolta incostante, ma quando c’era, sempre portatore di stimoli ed esperienze uniche. Con il suo entusiasmo sapeva rendere particolari anche momenti normali. Come una gita in barca, mangiando i ricci pescati da lui, mentre ci narrava una storia di mare o, da grande appassionato di cucina, svelava i segreti di una ricetta fatta con amore». Non a caso Franco Di Mare era pieno di amici: «Papà sapeva mettere a proprio agio chiunque: per lui esistevano solo le persone, con la loro unicità e la propria ricchezza».