La linea dura del governo: difesa a oltranza del Made in Italy
Il Mimit: equi verso Stellantis. Il gruppo: adesivi già rimossi
«L’azione del governo non è contro Stellantis ma contro l’italian sounding». Questo è il messaggio informale che arriva dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Come dire: qui si applicano semplicemente le leggi. E, non a caso, si ricorda come, un paio di settimane fa, l’intervento del titolare del dicastero, Adolfo Urso, abbia fatto cambiare nome a una vettura della cinese Xiaomi. Il veicolo avrebbe dovuto chiamarsi «Modena», ma poi al produttore del Dragone è stato ricordato che in Italia dal 2003 c’è una legge che tutela dall’italian sounding, i prodotti fintamente italiani. E i cinesi non hanno battuto ciglio.
D’altra parte anche Stellantis si era trovata costretta, ad aprile, a soli dieci giorni dalla messa sul mercato, a cambiare nome per lo stesso motivo al modello «Milano» dell’alfa Romeo perché prodotto ben lontano dalla Madonnina, in questo caso in Polonia. Evidentemente nessuno in Stellantis aveva pensato che anche il tricolore applicato dalla carrozzeria potesse diventare elemento di contesa.
Ora il gruppo fa sapere che gli adesivi non vengono fin d’ora più applicati alle Topolino in uscita dallo stabilimento marocchino. E, per risolvere ogni questione e sbloccare il carico, «è stato deciso di intervenire sui veicoli in sequestro con la rimozione dei piccoli adesivi, previa autorizzazione delle autorità». Certo si dovranno gestire anche tutti i veicoli già distribuiti alle concessionarie. «Il tricolore — dicono in Stellantis Italia — aveva la sola finalità di indicare l’origine imprenditoriale del prodotto. Infatti, il design della nuova Topolino, che è un’auto storica per Fiat sin dal 1936, è stato ideato e sviluppato a Torino da professionisti del Centro Stile Fiat di Stellantis Europe spa, società italiana». La società è convinta di «aver operato nelle norme».
Certo è che ieri la contesa tra Stellantis e il governo italiano ha fatto un salto di qualità. Non più solo polemiche verbali a favor di telecamera ma un sequestro. E la necessità di intervenire sulla produzione.
A monte di tutto sta la richiesta del Mimit di salire dai poco più di 700 mila veicoli prodotti da Stellantis lo scorso anno in Italia a quota un milione. Dal canto suo l’amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, ai tavoli che si sono susseguiti dall’autunno scorso al Mimit, ha dettato le sue condizioni. Prima di tutto nuovi incentivi all’acquisto. E poi interventi per contenere i costi dell’energia e del lavoro. Gli incentivi arriveranno già settimana prossima (il decreto dovrebbe andare in Consiglio dei ministri mercoledì). Mobilitati 950 milioni. Ma pare difficile che questo basti a riportare i rapporti con la multinazionale nell’alveo della normalità.
La posta per il Paese è molto alta: 42.700 posti di lavoro negli stabilimenti del Bel Paese. E il progetto di una gigafactory (a Termoli in Molise) ancora tutto da sviluppare.