Applausi al boss transgender
La sorpresa del Festival è il musical sui narcos di Audiard Colpi di scena in un mix tra melodramma e poliziesco
In concorso «Emilia Pérez» con le star Selena Gomez e Zoe Saldana
«Mio marito è chiuso nel cofano, fermati», urla Selena Gomez all’uomo che le siede accanto nell’auto. Di lì a poco dovrebbe diventare il suo secondo marito. È l’ultima carambola offerta da Emilia Pérez di Jacques Audiard, vecchia volpe del festival. Un film bello e stravagante, accolto da molti applausi. Difficilmente gli sfuggirà una Palma.
La protagonista di questo musical melò si chiama Karla Sofía Gascón, nata Carlos, 52 anni, attrice transgender spagnola. Ha all’attivo quattro telenovelas e, compreso Audiard, due film. Negli Anni 90 ha fatto un’esperienza in Italia, nel varietà di Canale 5 Solletico e Gommapiuma, dove con dei pupazzi si faceva la parodia di personaggi famosi, da Berlusconi a Craxi. Dopo aver scritto la sua autobiografia, Una historia extraordinaria, si dichiarò transessuale e cambiò il nome in Karla Sofia.
Il film è soprattutto sulle sue spalle. E che spalle. All’inizio sullo schermo come un poco raccomandabile energumeno dai denti d’argento e il naso rotto da pugile, professione: narcotrafficante messicano. «Ma il sogno del boss del Cartello è di uscire dal giro e realizzare il piano che cova in segreto da anni: diventare finalmente la donna che ha sempre sognato di essere». Così dice Audiard, che a Cannes è di casa, Grand Prix della giuria per Il profeta e Palma d’oro per Dheepanuna nuova vita, che potrebbe essere il sottotitolo del suo ritorno a Cannes.
Ci sono altri due ruoli femminili, affidati a celebrità: la prima è Selena Gomez, l’ex reginetta della Disney un po’ appesantita, 31 anni, che ha superato il trapianto di rene a causa del lupus, la malattia autoimmune di cui soffre: con 428 milioni di followers è l’artista più seguita su Instagram; Zoe Saldana, 45 anni, indimenticata Neytiri in Avatar, specializzata in blockbuster su guerre fantasy, dai Guardiani della Galassia a Avengers.
Abituata fin da teen-ager alle telecamere, Selena (che a un certo punto si imbiondisce) dice che il film «mi ha cambiato la vita, è stata la mia sfida più alta, catartica, vengo lasciata e quei momenti li conosco, li ho vissuti e li ho usati nelle riprese». Zoe (che nel 2013 ha sposato il regista italiano Marco Perego il quale ha preso il cognome dell’attrice come Perego-saldana), ha un fenicottero tatuato sull’avambraccio sinistro, gli studi come danzatrice ballerina le sono tornati utili, «benché abbia capito presto che non avevo i numeri per diventare prima ballerina e tuffarmi nello Schiaccianoci». Alle due attrici di origini ispaniche (recitano nella loro lingua d’origine, il padre di Selena è messicano, il padre di Zoe è dominicano e la madre portoricana) si unisce Karla Sofia Gascón. Si rivolge all’avvocata Saldana, abituata a mettere criminali nella lavatrice del «riciclaggio». Le procura chi, come canta il chirurgo (perché qui si recita, si canta e si balla) porta il cliente «dal pene alla vagina». «Sono la signora Emilia Pérez», dice.
Non è la prima volta che il regista parigino, poeta del ribaltamento, capovolge prospettive. Dopo tanti anni, assorbita la transizione di genere, Emilia si appaleserà da sua moglie, che aveva abbandonato con i figli: Selena Gomez. Emilia si presenta come cugina del marito che l’ha piantata in asso, e non schioda più dalla casa di Selena, dove ritrova i due figli che non smette di baciare e gli dicono: «Odori come papà, di cuoio, caffè e sigari». Cambiando corpo scopre la femminilità e si redime, aiuta le donne a ritrovare i mariti vittime dei narcos. Quando Selena confida a Emilia, il marito dato per morto, che si risposa, si scatena l’inferno, Emilia tira fuori il vocione e apriti cielo.