Corriere della Sera

Nove minuti di applausi per gli eccessi di «Limonov»

- Di Paolo Mereghetti

Primo o poi era scritto che Kirill Serebrenni­kov avrebbe incontrato Lìmonov, entrambi affascinat­i dall’eccesso e dalla smodatezza, il regista dissidente russo autoesilia­tosi in Europa con il suo gusto visivo per il barocco e lo scrittore e agitatore politico russo per la sua voglia di sfidare ogni convenzion­e. Così il film Limonov – The Ballad (9 minuti di applausi) che Pawel Pawlikowsk­i e Ben Hopkins hanno tratto dal libro di Emmanuel Carrère, segue la vita disordinat­a di Eduard Veniaminov­i, per gli amici Eddie, ma più conosciuto come Limonov (Ben Whishaw), prima in Unione Sovietica poi in Francia e negli Stati Uniti per poi tornare nell’urss, raccontand­oci i suoi eccessi, le provocazio­ni, le ambizioni letterarie e infine le sue scelte politiche. Ma funziona meglio quando dà forma e vita ai romanzi che Limonov ha scritto: allora, specie nel suo volersi perdere dentro la New York degli anni ‘70, l’immaginazi­one del regista sa rendere vividi gli incubi autobiogra­fici dello scrittore, molto più affascinan­ti dei suoi fallimenti letterari o dei suoi vaneggiame­nti politici, a cui il film aderisce senza farsi troppe domande. In quanto a incubi e vaneggiame­nti, comunque, anche The Substance (La sostanza) di Coralie Fargeat ne sfodera una bella dose. Il titolo si riferisce a un ritrovato che permette di creare un clone più giovane e più bello di se stesso: se ne fa tentare la cinquanten­ne Elizabeth Sparke (Demi Moore, che ne ha 61) per vendicarsi di chi l’ha licenziata dalla tv. E infatti Sue (Margaret Qualley), la «creatura» che abbiamo vista uscire dalla sua schiena diventa la nuova star del programma che conduceva Elizabeth. Ma quella trasformaz­ione funziona a settimane alternate, regola che Sue non vuole accettare innescando l’attesa catastrofe. Poteva essere una rilettura del Faust aggiornata alle ossessioni sulla forma fisica e l’invecchiam­ento che continuano a imperversa­re nel mondo, con le due attrici che non hanno problemi a mostrarsi a lungo nude (e la regista non stacca l’obiettivo dai loro fondo schiena), ma poi la favoletta si prende un po’ troppo sul serio e vira verso un finale splatter che inonda lo schermo di sangue e mostruosit­à varie, divorandos­i le ambizioni metaforich­e per inseguire solo truculenza e trucidume, nonostante gli sforzi della Moore di recitare sotto chili di trucco.

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Ben Whishaw interpreta Limonov
Set Ben Whishaw interpreta Limonov

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