Sbarco dei Mille con humour Intrigo garibaldino di Servillo
Andò gira «L’abbaglio» con Ficarra e Picone: un po’ di fantasia nella Storia
Nelle vie e nei parchi italiani ci sono busti di un patriota risorgimentale che pochi conoscono: Vincenzo Giordano Orsini. Si avvicinò agli ideali rivoluzionari, combatté in Crimea insieme agli ottomani, tenne i piedi in due con i Savoia e con Garibaldi, al quale diede una grossa mano nell’impresa dei Mille con un’azione diversiva contro l’esercito borbonico che permise a Garibaldi (l’attore è Tommaso Ragno) di arrivare più agevolmente a Palermo. E da lui fu premiato con la nomina a sindaco di Napoli.
Roberto Andò sta girando L’abbaglio: «Le forze in campo, contro l’imponenza dell’armata borbonica, erano veramente impari. Sbarcato nel 1860 in Sicilia, a Marsala, Garibaldi considerò impossibile far breccia nell’esercito regio, a difesa di Palermo. Così escogitò un piano ingegnoso, affidando una manovra diversiva al colonnello Orsini che mise in piedi una colonna di feriti con uno sparuto numero di militi, facendo credere ai Borboni che Garibaldi si stesse ritirando. L’intento riuscì».
In un giorno di pausa, il regista sbuca al festival di Cannes col suo terzetto di protagonisti. Dopo La stranezza, il film bello e sorprendente su Pirandello, riecco Salvo Ficarra, Valentino Picone e Toni Servillo che dice: «E’ un film che merita di essere annunciato qui». Si promette un impatto spettacolare forte. Budget importante di 18 milioni. È una chiamata alle armi che riunisce Rai Cinema, Medusa, Angelo Barbagallo, Attilio De Razza e Netflix.
Andò evoca Il Gattopardo di Visconti con cautela. Ha intrecciato «l’elemento drammatico con quello comico, che ha qualcosa di liberatorio. Usciamo da un fatto conosciuto per aprirci a una nuova interpretazione, e riportarci con occhi nuovi a una pagina di Storia così ingombrante che la scuola spesso carica di retorica. Ho inserito la fantasia per creare l’emozione».
Il guizzo, l’invenzione viene portata da Ficarra e Picone, al seguito di Garibaldi, il primo è un contadino, e pensando alle tante Regioni da cui provenivano i garibaldini dice: «Guardate che questa unità d’italia è responsabilità di tutti, eh». L’altro nel film è un illusionista: «Non sapevamo chi fosse il colonnello Orsini. Noi siamo il tono popolano, due garibaldini indisciplinati e stonati. Abbiamo riscoperto il gusto del dialetto siciliano, che ci dà naturalezza e divertimento, noi nei nostri film recitiamo in italiano ma pensiamo in siciliano».
Servillo è il colonnello Orsini: «E’ una sorta di stravagante Che Guevara. Un militare feroce e determinato che lottava per la libertà, viveva i conflitti ritenendo che la loro soluzione sfociasse nel seme della violenza, ma il sangue è sterile e le vittime sono sempre gli ultimi della Storia». E’ di nuovo con Ficarra e Picone: «Sfatiamo la leggenda degli attori drammatici da una parte e i comici dall’altra. Ci aveva già pensato Totò in Uccellacci e uccellini di Pasolini. Il sospetto di ripeterci c’era, ma la qualità della sceneggiatura ci ha presi». Lodano «la forza morale di Andò, allievo di Sciascia». Hanno scollinato la metà delle riprese in una Sicilia meno conosciuta.
Sembra la gita di una scolaresca. «Andò – scherza Salvo Ficarra – mi fa i complimenti solo quando mi riprende di spalle. Sui primi piani muto resta. Io chiedo che ai prossimi David di Donatello venga assegnato il premio all’attore di spalle».