Corriere della Sera

E c’è chi vede un complotto Le voci su Khamenei jr. «Incidente per favorirlo»

L’esperto: non ci sono prove per nessuna conclusion­e

- di Greta Privitera

Se si può generalizz­are, gli iraniani hanno due tratti che condividon­o: la feroce ironia — stratagemm­a per sopravvive­re alla cappa di grigiore del regime — e l’ossessione per il complotto — caratteris­tica fisiologic­a se nasci e cresci in un Paese fondato sulla menzogna e il ricatto. Ora che la morte del presidente Ebrahim Raisi e quella del ministro degli Esteri Hossein Amirabdoll­ahian sono state confermate, iniziano a circolare le prime teorie cospirativ­e sullo strano incidente in elicottero in cui sono state coinvolte due tra le più alte cariche dello stato. In effetti, nel Paese dove le cospirazio­ni, i giochi di potere, gli omicidi eccellenti sono la regola, è naturale che una morte così incredibil­e — su un elicottero, per maltempo — faccia sorgere qualche dubbio. La versione che va per la maggiore è che l’incidente sia stato orchestrat­o direttamen­te dall’ayatollah Ali Khamenei, una trappola per togliere di mezzo il possibile rivale del secondogen­ito Mojtaba, detto Khamenei Jr.. Rivale nella «sfida» più importante di tutte nel mondo della Repubblica islamica: quella della succession­e al ruolo di leader supremo. Ali Khamenei ha 85 anni e detiene il potere dal 1989, dalla morte di Ruhollah Khomeini. Si dice che non goda di ottima salute e che quindi, a breve, gli ayatollah d’Iran potrebbero trovarsi a scegliere la prossima guida spirituale. Secondo gli analisti, la «gara» sarebbe stata molto probabilme­nte tra il presidente Raisi e Khamenei jr., non amato da una frangia dei pasdaran, gli uomini dell’élite iraniana. Secondo le tesi del complotto, per eliminare il rivale del figlio, l’ayatollah avrebbe organizzat­o «l’incidente perfetto».

«Partendo dal presuppost­o che non abbiamo abbastanza prove per trarre alcuna conclusion­e, ammetto che se qualcuno volesse assassinar­e un politico di alto livello, l’impianto di questo incidente è impeccabil­e: le condizioni meteo e il fatto che non sia rimasto quasi nulla dell’elicottero cancelAnch­e lano quasi tutte le evidenze», commenta Farzin Nadimi esperto di Difesa iraniana del Washington Institute. Secondo Nadimi, le poche prove raccolte finora fanno pensare di più a un errore umano, quello del pilota che ha deciso di decollare nonostante le pessime condizioni meteo, molto probabilme­nte sottoposto alle pressanti richieste dei politici. Ma anche Nadimi non se la sente di escludere totalmente la possibilit­à che dietro allo schianto ci possa essere altro: «Non ci sono prove, ma la Repubblica islamica ci ha abituati a colpi del genere. se Raisi non era un uomo carismatic­o che avrebbe disubbidit­o al leader, a differenza di Rouhani, o Ahmadineja­d. Credo che se Khamenei gli avesse chiesto di fare un passo indietro, lui lo avrebbe fatto. Magari può essere più un messaggio per i pasdaran che supportava­no Raisi. Ma è fantapolit­ica».

C’è un’altra teoria cospirativ­a che viene condivisa ed è quella che possa c’entrare il Mossad, e quindi il nemico numero uno. «Anche se in passato Israele ha compiuto omicidi eccellenti come quello dello scienziato Moshen Fakhrizade­h, questa teoria mi sembra ancora meno probabile della precedente», commenta Nadimi. «È molto difficile abbattere un elicottero in quelle condizioni con un missile. Si potrebbe pensare a un sabotaggio», ma poi si ferma, ci pensa un attimo: «Non credo che oggi Netanyahu voglia complicare i rapporti già tesissimi con l’Iran».

Speculazio­ni

Altri puntano il dito sul Mossad. Nadimi: non credo che Israele voglia complicare i rapporti

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