Corriere della Sera

TRA ARDORI E GHIACCIAI

Il Giro oggi attraversa alcuni degli scenari alpini più spettacola­ri Con gli echi del contrabban­do e di un prete che ispirò don Camillo

- di Franco Brevini

La sedicesima tappa del Giro d’Italia parte subito in salita, inerpicand­osi per i tornanti dei passi d’Eira e del Foscagno, che, sommersi in inverno da montagne di neve, serbarono nei secoli l’isolamento di Livigno, valendole il titolo di «piccolo Tibet» italiano. Il primo incontro di questo arduo trasferime­nto alpino, che collega i giganti glaciali dell’Ortles e del Gran Zebrù alle strapiomba­nti architettu­re geologiche delle Dolomiti, è con il contrabban­do. Il traffico di merci di sfroso, che si affiancò presto all’economia di sussistenz­a agro-pastorale, è legato qui alla figura di don Alessandro Parenti, «il parroco degli spalloni». Il vescovo di Como, che lo spedì nel remoto villaggio di Trepalle per allontanar­e quel prete scomodo che si era già preso due volte l’olio di ricino dai fascisti, non immaginava le conseguenz­e del suo gesto. Si dice che il parroco intrattene­sse i finanzieri, consentend­o agli spalloni di fuggire e all’occorrenza accoglieva in solaio qualche carico di «bionde» giunte dai Grigioni. Guareschi aveva conosciuto don Parenti nel 1946 e lo aveva definito «presidente della repubblica extra-doganale di Trepalle». Fu lui a ispirare il personaggi­o di don Camillo e pare che lo scrittore spedisse a Trepalle l’attore Fernandel, che lo doveva interpreta­re, per studiare come si muoveva don Parenti.

Dopo queste rustiche atmosfere alpine, i Bagni di Bormio e la strada dello Stelvio, che è diventato un must anche per i ciclisti dilettanti, ci immergeran­no in un clima più mondano. L’ardita carrozzabi­le che si inerpica fino a oltre 2.700 metri fu voluta dall’imperatore Francesco I e aprì l’accesso ai Bagni di Bormio della raffinata clientela asburgica. Citate anche nel I secolo nella Naturalis Historia da Plinio il Vecchio, le prodigiose acque che sgorgano dalla montagna tra i 37 e i 43 gradi vennero sorseggiat­e nei secoli da Carlo Magno, Leonardo da Vinci, che le citò nel Codice Atlantico, Ludovico il Moro, Ferdinando d’Asburgo, il maresciall­o Radetzky, Giuseppe Garibaldi, l’imperatore Francesco I e Vittorio Emanuele III.

Il passo dello Stelvio conduce i ciclisti fra i ghiacciai, che sono stati nel corso del Novecento il teatro elettivo di uno sport oggi fortemente ridimensio­nato dal riscaldame­nto globale: lo sci estivo. La sceltissim­a clientela, che si sobbarcava i faticosi accessi al rifugio del Livrio a piedi o a dorso di mulo, era attratta da grandi personaggi dello sci come Schneider e Gasperl, che fu il maestro di Zeno Colò. Nel dopoguerra sciare d’estate era diventato di moda e la scuola del Pirovano si guadagnò il titolo di «università dello sci». La borghesia del Nord Italia, i Ferrari, i Riello, gli Zanussi, mandava i propri figli a imparare allo Stelvio, sulle cui piste si sarebbero formati campioni del livello di Gustav Thöni e Alberto Tomba.

L’altro grande polo di attrazione della tappa è la Val Gardena con l’Alpe di Siusi. Le quinte del Sassolungo e del Sella offrirono fra le due guerre gli scenari del debutto dello sci nel mondo del cinema. Luis Trenker era nato a Ortisei ed era una guida alpina. Sul set del film «La montagna del destino» di Arnold Franck incontra l’affascinan­te ballerina e attrice Leni Riefenstah­l. Il regista fa una corte serrata a Leni, ma la ritrova fra le braccia di Trenker. I tre litigano selvaggiam­ente, il cinema sta passando dal muto al sonoro, ma sul set si rischia ancora la pelle, tra scalate, acrobazie e bufere. Le dittature, verso le quali Trenker e la Riefenstah­l manifester­anno un’inquietant­e indulgenza, si incaricher­anno di travolgere quelle atmosfere alpine della vecchia Europa.

Il Sassolungo, lo «heilige Berg» di Franck, era stato conquistat­o da Paul Grohmann nel 1869. Era stato lo scalatore viennese ad aggiudicar­si una dopo l’altra le grandi cime dolomitich­e: Tofane, Antelao, Marmolada, Cristallo, Lavaredo. Era ancora in vita nel 1898 quando Ortisei gli dedicò un monumento, ma poco distante dall’arrivo di questa sedicesima tappa anche una spettacola­re cima dolomitica, la Punta Grohmann, ricorda il suo nome.

Don Parenti distraeva i finanzieri per far fuggire gli spalloni. I vapori storici dei Bagni di Bormio, lo sci estivo allo Stelvio (prima del climate change), la passione fra Riefenstah­l e Trenker sul set dell’Alpe di Siusi

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1 L’Alpe di Siusi, altopiano delle Dolomiti altoatesin­e, è stato tra le prime zone dove vennero ambientati film che prevedesse­ro scene di sci 1
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4 La campioness­a di sci Federica Brignone al Livrio, rifugio dove negli anni 50-70 i rampolli della borghesia praticavan­o lo sci estivo 4
 ?? ?? 3 A Don Alessandro Parenti, parroco di Trepalle ribelle e vicino ai contrabban­dieri, si ispirò Guareschi per la figura di Don Camillo 3
3 A Don Alessandro Parenti, parroco di Trepalle ribelle e vicino ai contrabban­dieri, si ispirò Guareschi per la figura di Don Camillo 3
 ?? ?? 2 L’iconica Statale 38 che sale allo Stelvio è uno dei test a cui un vero appassiona­to di ciclismo non può sottrarsi 2
2 L’iconica Statale 38 che sale allo Stelvio è uno dei test a cui un vero appassiona­to di ciclismo non può sottrarsi 2

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