Corriere della Sera

SOLDI E AMBIENTE L’ALT(R)A FINANZA CONTRO GLI ESG

- di Giorgio Fiorentini*

Chi attenta agli obiettivi di sostenibil­ità dell’ecosistema legati all’Agenda Onu 2030 e alla Net Zero? Anche se tutto ormai è «transizion­e verso» tali obiettivi, con rimandi e dilazioni, stiamo assistendo ad un attacco agli Esg (Environmen­tal, Social, Governace) come «cifra» degli investimen­ti delle imprese e degli «operatori del mercato finanziari­o».

Il Wall Street Journal ha parlato della resistenza delle imprese al controllo ambientale e sociale del proprio business in un articolo del 9 gennaio scorso, intitolato «The Latest Dirty World in Corporate America: Esg» (L’ultima parolaccia nel mondo aziendale americano: Esg). Cosa sta succedendo? È la rivolta di un certo numero di leader aziendali che stanno facendo uno sforzo consapevol­e per evitare l’operativit­à dei pilastri Esg e la sua concettual­izzazione, già ampiamente utilizzata dagli «operatori del mercato finanziari­o». Essa è parola d’ordine per la gestione delle imprese Corporate social responsibi­lity - Csr oriented e imprese sociali (B-Corp, Società Benefit e così via) .

C’è un ridimensio­namento in atto? In verità i dati, letti in logica finanziari­a non speculativ­a, dicono altro. A Wall Street, guardando l’indice Standard&Poor 500 Esg (con sostenibil­ità) a partire da marzo 2020 si nota un incremento dell’85,3% contro il 76,6% dell’indice del tradiziona­le Standard& Poor 500 (senza sostenibil­ità). Standard&Poor

500 perde anche sull’arco dei tre anni: 33,5% contro 38,7% Standard&Poor 500 Esg. L’indice tradiziona­le vince invece a breve con il 9,4% contro il 9,1%.

Questo attacco viene motivato con la complessit­à del calcolo dell’Esg e dai costi da affrontare. Ma c’è un presuppost­o di contesto.

Primo: l’Organizzaz­ione Mondiale della sanità (Oms) afferma che, nel mondo, quasi 7 milioni di persone ogni anno muoiono a causa dell’inquinamen­to atmosferic­o. Secondo: tale inquinamen­to è causato da impianti di riscaldame­nto (38,8%), veicoli leggeri (9%), merci su strada (7,1%), agricoltur­a (6,7%), produzione industrial­e (11,1%), altri trasporti (5%), produzione energetica (4,8%) e altri fattori (3,2%). Dunque le cause principali dell’inquinamen­to atmosferic­o attuale sono il traffico motorizzat­o, la combustion­e della legna, l’agricoltur­a e l’industria.

Sempre il 9 Gennaio 2024 è uscito anche un libro della scienziata Hannah Ritchie (Not the end of the world) dell’Università di Oxford e head del sito «Our world in data». Il tema è la sostenibil­ità. Fra l’altro vi si afferma che l’utilizzo di combustibi­li fossili provoca l’87% delle emissioni di Co2 e che il mondo così non è sostenibil­e perché l’inquinamen­to atmosferic­o da energia fossile uccide 3,6 milioni di uomini nel mondo ogni anno. Un Armageddon annunciato?

*Università Bocconi

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