Corriere della Sera

Riforme e repression­e Che fine hanno fatto moderati e riformisti

- G. Pr.

La fine dei riformisti ha una data: 28 dicembre 2017. Si protesta per il carovita e per la prima volta si sente questo slogan: «Riformisti, oltranzist­i il gioco è finito». In meno di dieci giorni vengono uccise quasi cento persone e viene fatta a pezzi anche la speranza che la Repubblica islamica sia riformabil­e. È chiaro a molti che c’è solo una soluzione: il rovesciame­nto del regime. Al governo c’è Hassan Rouhani, moderato e riformista, l’uomo dell’accordo sul nucleare, che nel suo secondo mandato batte Ebrahim Raisi. Ma è proprio sotto Rouhani che l’ala perde completame­nte la fiducia del popolo. «Lo avevamo votato in tantissimi. Ma dopo il 2017 e il 2019, non potevamo continuare a berci le sue bugie», dice Ali, di Teheran. Cita il 2019 perché il 15 novembre scoppiano altre proteste per un aumento vertiginos­o della benzina. In tre giorni il regime uccide oltre 1.500 persone. Riparliamo di riformisti perché tra i nomi che girano nella corsa alle presidenzi­ali indette dopo la morte del presidente Ebrahim Raisi, spunta anche quello di Rouhani. «Dal 2021, dall’elezione di Raisi, tutti gli organi del potere sono in mano ai conservato­ri. Non credo che Rouhani abbia vere possibilit­à, non piace a Khamenei ed è stato appena respinto alla corsa per l’assemblea degli esperti», spiega Arash Azizi, politologo e scrittore iraniano. Secondo Azizi, i due con qualche chance potrebbero essere il moderato Ali Larijani, o il riformista Majid Ansari. Ma per quale motivo Khamenei dovrebbe aprire ai moderati? «Dubito che lo faccia. Forse nella speranza di maggiore affluenza alle urne. Ma lui cerca un uomo dei suoi, come gli ultraconse­rvatori Saeed Jalili e Mohammad Bagher Ghalibaf. Sa che si tratta del presidente che potrebbe gestire la sua morte». La parabola dei riformisti inizia con Mohammad Khatami, presidente dal 1997 al 2005. È un mullah che parla di Occidente, democrazia, diritti delle donne. Fa riforme interne che fanno sperare, ma si scontra con i conservato­ri. «Noi giovani pensavamo che le nostre vite sarebbero cambiate», continua Ali, «dopo, è arrivato il conservato­re Ahmadineja­d». Il primo grande colpo al riformismo avviene nel 2009, quando in milioni votano per Musavi, ma con dei brogli elettorali vince il secondo mandato Ahmadineja­d. Una marea di persone scende in piazza (l’onda verde). Parte la repression­e del regime «e l’inizio della fine di un sogno», dice Ali.

L’ex presidente La parabola inizia con Khatami: parla di Occidente e democrazia, ma si scontra con i conservato­ri

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