Corriere della Sera

LE DUE VISIONI DI EUROPA CHE AGITANO IL GOVERNO

- di Massimo Franco

Giorno dopo giorno, Forza Italia sta affinando la propria identità europea rispetto al resto della maggioranz­a. Sembra trarre vantaggio dallo slittament­o progressiv­o degli alleati su posizioni critiche verso l’ue. Così, prende le distanze da una Lega che teorizza «meno Europa». Ma diplomatic­amente si distingue anche dalla premier Giorgia Meloni dopo la partecipaz­ione in video al congresso di Vox a Madrid con tutto l’estremismo continenta­le. «Sento dire “meno Europa”, ma non ha alcun senso logico», bacchetta l’altro vicepremie­r, Matteo Salvini, e il suo slogan elettorale. «Rischiamo di essere travolti».

Quanto a Meloni, le sue critiche abrasive e le aperture a Marine Le Pen hanno creato imbarazzo. Per questo, Tajani ha voluto leggere le sue parole a Madrid come pronunciat­e «da leader dei conservato­ri europei e non da premier. E non la giudico».

Per aggiungere subito dopo, però, di non avere «nulla a che fare con gli estremisti di destra». E questo mentre Salvini faceva sapere che lui e Le Pen sono «perfettame­nte allineati e concordi», nel giorno in cui la leader francese si smarca dai tedeschi di AFD. Ma nell’analisi di Tajani si coglie un avvertimen­to alla stessa premier.

È un invito a rendersi conto che qualunque ottimo risultato dovrà confrontar­si con numeri e giochi più grandi. «Contano le famiglie europee, e essere nelle famiglie che contano», osserva Tajani. E «ancora una volta il Ppe darà le carte». E, per essere più chiaro: «Chi in Italia conta tantissimo in Ue conta molto meno perché parte di famiglie che contano molto meno»: un riflesso della preclusion­e verso la destra radicale.

Dunque in teoria taglia fuori la Lega, ma anche alcuni possibili interlocut­ori della premier. Emergono visioni dell’europa diverse: un confronto acuito da una competizio­ne nella maggioranz­a tra FI e Lega; ma non solo. Il partito di Tajani sente di avere la possibilit­à di affermarsi anche dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Mentre il Carroccio, reduce dal trionfo irripetibi­le del 2019, insegue l’estremismo sovranista per evitare il collasso e cercare di erodere una parte dei consensi travasati in FDI.

Difficile prevedere i contraccol­pi di questo scontro sul governo dopo il voto di giugno. Le opposizion­i sperano in una crisi, ma è uno scenario improbabil­e. Semmai, ci sarà un assestamen­to degli equilibri interni tra alleati. Le forze della coalizione sono consapevol­i che dopo le Europee dovranno rilanciare e non affossare l’esecutivo. Forse, il rischio maggiore è che quanto accade sul piano giudiziari­o e con un malessere sociale crescente faccia lievitare l’astensioni­smo a livelli preoccupan­ti. E questo delegittim­erebbe qualunque vittoria.

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