LE DUE VISIONI DI EUROPA CHE AGITANO IL GOVERNO
Giorno dopo giorno, Forza Italia sta affinando la propria identità europea rispetto al resto della maggioranza. Sembra trarre vantaggio dallo slittamento progressivo degli alleati su posizioni critiche verso l’ue. Così, prende le distanze da una Lega che teorizza «meno Europa». Ma diplomaticamente si distingue anche dalla premier Giorgia Meloni dopo la partecipazione in video al congresso di Vox a Madrid con tutto l’estremismo continentale. «Sento dire “meno Europa”, ma non ha alcun senso logico», bacchetta l’altro vicepremier, Matteo Salvini, e il suo slogan elettorale. «Rischiamo di essere travolti».
Quanto a Meloni, le sue critiche abrasive e le aperture a Marine Le Pen hanno creato imbarazzo. Per questo, Tajani ha voluto leggere le sue parole a Madrid come pronunciate «da leader dei conservatori europei e non da premier. E non la giudico».
Per aggiungere subito dopo, però, di non avere «nulla a che fare con gli estremisti di destra». E questo mentre Salvini faceva sapere che lui e Le Pen sono «perfettamente allineati e concordi», nel giorno in cui la leader francese si smarca dai tedeschi di AFD. Ma nell’analisi di Tajani si coglie un avvertimento alla stessa premier.
È un invito a rendersi conto che qualunque ottimo risultato dovrà confrontarsi con numeri e giochi più grandi. «Contano le famiglie europee, e essere nelle famiglie che contano», osserva Tajani. E «ancora una volta il Ppe darà le carte». E, per essere più chiaro: «Chi in Italia conta tantissimo in Ue conta molto meno perché parte di famiglie che contano molto meno»: un riflesso della preclusione verso la destra radicale.
Dunque in teoria taglia fuori la Lega, ma anche alcuni possibili interlocutori della premier. Emergono visioni dell’europa diverse: un confronto acuito da una competizione nella maggioranza tra FI e Lega; ma non solo. Il partito di Tajani sente di avere la possibilità di affermarsi anche dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Mentre il Carroccio, reduce dal trionfo irripetibile del 2019, insegue l’estremismo sovranista per evitare il collasso e cercare di erodere una parte dei consensi travasati in FDI.
Difficile prevedere i contraccolpi di questo scontro sul governo dopo il voto di giugno. Le opposizioni sperano in una crisi, ma è uno scenario improbabile. Semmai, ci sarà un assestamento degli equilibri interni tra alleati. Le forze della coalizione sono consapevoli che dopo le Europee dovranno rilanciare e non affossare l’esecutivo. Forse, il rischio maggiore è che quanto accade sul piano giudiziario e con un malessere sociale crescente faccia lievitare l’astensionismo a livelli preoccupanti. E questo delegittimerebbe qualunque vittoria.