CIME DELLA MEMORIA
Il Giro tocca oggi le Alpi, teatro della Prima guerra mondiale e ricche di echi letterari. Con un passaggio nella cultura ladina
Anche le montagne sanno essere ponti. Perché le forcelle fendono la roccia e i passi scavalcano le creste: in un modo o nell’altro dall’altra parte si arriva. Le tracce nel bosco diventano sentieri, i sentieri mulattiere, le mulattiere strade, e le tappe alpine del Giro seguono i percorsi lungo i quali le comunità s’incontrano. Da Selva di Val Gardena, in Alto Adige, fino al passo Brocon, dove il Trentino scivola verso il Veneto, la 17 tappa abbraccia luoghi dove il paesaggio umano cambia senza tuttavia smarrire il filo della vicinanza e della memoria.
Un simbolo del ciclismo eroico come il passo Sella è nel cuore della cultura ladina. Al netto del loro sviluppo turistico, le valli ladine hanno un loro istintivo talento nel guardare all’europa, addirittura al mondo: da queste parti veniva Josef (Ujöp in lingua ladina) Freinademetz (1852-1908), santo missionario in Cina, mentre in territori molto profani si sono distinti il musicista Giorgio Moroder, tre premi Oscar e infiniti successi disco, e Gilbert Proesch, che è metà dello scandaloso duo artistico britannico Gilbert & George. Ed è zona ladina, la sola del Trentino, anche la val di Fassa che si spalanca dopo il Sella: un altro ponte, questo in forma di valle.
I villaggi attraversati dalla tappa si sono trovati sul crinale di mutamenti epocali anche drammatici, sulle faglie del Novecento. Se, seguendo il percorso della gara, a destra le crode pallide del Catinaccio rimandano al tempo sospeso delle leggende di re Laurino, altre cime portano ancora i segni della Prima guerra mondiale che divampò anche quassù.
Quando si arriva a Predazzo (dove peraltro nel 2026 si disputeranno le gare di salto dell’olimpiade di Milano e Cortina) e si sterza verso sinistra, gli echi del passato incombono silenziosi. Sul porfido della catena del Lagorai italiani e austroungarici si combatterono con inutile accanimento. Si moriva anche sopra gli abeti rossi che due secoli prima avevano dato il legno per i violini di Antonio Stradivari: fibre finissime che risuonano ancora tra la Valmaggiore e il parco di Paneveggio.
Eppure, dopo le carneficine in verticale, specie nel 1916 sul monte Cauriol, il fronte secondario della val di Fiemme venne abbandonato dai contendenti.
La strada serpeggia verso il passo Rolle. La foresta a sinistra, sopra un lago artificiale, nasconde il forte Dossaccio, costruito dai genieri di Francesco Giuseppe a fine Ottocento e mai impegnato in guerra (vennero addirittura piantati tronchi d’albero in finte casematte per simulare i cannoni e ingannare il nemico).
Più avanti le baite sparse di Bellamonte disegnano un idillio alpino che convinse Aldo Moro a trascorrervi le vacanze. Avanti ancora, dove i prati ricacciano indietro i cirmoli e i pini mughi, si pianta al centro dell’orizzonte la mole del Cimon, un Cervino dolomitico dalla grazia vertiginosa. È la bellezza selvaggia delle Pale di San Martino, che ubriacarono di suggestioni Dino Buzzati (1906-1972): prima di lui, avevano accompagnato il viennese Arthur Schnitzler (1862-1931) nella stesura di un capolavoro, «La signorina Else», uscito proprio un secolo fa (1924) e ambientato a San Martino di Castrozza. Anche nelle sue pagine «sulla vetta del Cimon è sospeso un chiarore rossastro».
Siamo grosso modo a metà della tappa, c’è ancora da cogliere il Lagorai alle spalle, aggirandolo sul versante meridionale. Fiera di Primiero, passo Gobbera, ancora più su, sul passo Brocon sfrecciando per Pieve Tesino. Novecento, il Novecento anche qui. Perché a settant’anni dalla morte di Alcide De Gasperi (19 agosto 1954) la corsa tocca il borgo dov’era nato il 3 aprile 1881, suddito di Vienna. Nella capitale austriaca sarebbe stato parlamentare, prima di diventare un padre dell’italia antifascista e repubblicana. De Gasperi sapeva che cosa sono i confini, li aveva visti sanguinare, e tra le sue montagne il Giro traccia una tappa piena d’europa.
Passo Sella e Val di Fassa culle di un mondo antico con i confini aperti Le Pale di San Martino hanno ispirato Schnitzler e incantato Buzzati Nel borgo di De Gasperi, che ebbe l’idea di Europa