L’agiografia di Guglielmo Marconi e la staticità di Accorsi
Non c’è niente da fare, è il genere (il biopic in due puntate) che fatalmente muove al «santino», all’agiografia (siamo pur sempre un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori...). In occasione del 150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874), Rai1 gli dedica una fiction «Marconi - L’uomo che ha connesso il mondo», scritta da Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini con la consulenza storica della famiglia Marconi e diretta da Lucio Pellegrini.
Il racconto è incentrato in particolare sull’ultimo anno della sua vita, il 1937, quando Marconi (Stefano Accorsi) divide la sua vita tra il laboratorio e il panfilo «Elettra», dove vive con la moglie Maria Cristina (Cecilia Bertozzi) e l’amata figlia Elettra (Carolina Michelangeli). Gli scogli politico-narrativi da evitare sono due: il rapporto con il fascismo, che è stato di piena adesione, ma che negli ultimi anni si fa problematico, diventa qui ancora più discutibile (e retorico) in nome dell’indipendenza della ricerca scientifica.
Questa idea di un Marconi in contrasto con il regime viene poi rafforzata dalla disputa personale con Mussolini: Marconi stava lavorando alla messa a punto di quello che oggi chiamiamo radar mentre il duce pretendeva da lui l’invenzione di un «raggio della morte», un’arma segreta per sconfiggere il nemico.
Il racconto delle straordinarie scoperte di questo scienziato-imprenditore (brevetta ogni scoperta) viene ancora una volta risolto con il flashback, complice un’intervista con una giornalista italo-americana, coinvolta in un gioco di spionaggio. Poi c’è il problema Accorsi, che da troppo tempo non fa che interpretare sé stesso con preoccupante staticità, lontano da una figura, quella di Marconi, di un uomo geniale, dalla personalità complessa e dal fascino travolgente (ha inventato la radio e conosce molto bene le prime regole delle comunicazioni di massa).
P.S. Per chi vuol saperne di più, consiglio la lettura di «Wireless. Scienza, amori e avventure di G.M.» di Riccardo Chiaberge (Garzanti), un libro che ci restituisce quella complessità che inevitabilmente manca nella fiction.