Corriere della Sera

«Giusto fermare tutto Noi siamo per un Fisco amico e collaborat­ivo»

Lupi: noi e FI? Progetto credibile se andremo oltre il 9%

- Di Paola Di Caro

ROMA Sul redditomet­ro, si è fatto «tanto rumore per nulla». Ma era un rumore evitabilis­simo, secondo Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, che ci tiene a chiudere — nella chiarezza — quella che è stata una polemica durissima e anche foriera di pericoli per la maggioranz­a, ma che non va esasperata in tempi di campagna elettorale. Perché «la sfida che il centrodest­ra ha davanti riguarda la coalizione, non i singoli partiti che gestiranno il voto delle Europee ciascuno al proprio interno. Ed è una sfida per i prossimi tre anni di legislatur­a, che deciderann­o il fallimento o la riuscita del nostro governo».

Sul redditomet­ro vi siete spaccati, finché non è intervenut­a la premier Meloni.

«Che ha messo punto e punto esclamativ­o, sospendend­o il decreto, e quindi ci sarà modo di rimettere in ordine le cose».

La tensione è stata alta.

«Diciamo che un po’ di confusione si è creata, anche perché la posizione di tutto il centrodest­ra è molto chiara sul tema fiscale: non vogliamo vessare i cittadini, e non deve valere la presunzion­e di colpevolez­za. Siamo per un Fisco amico e collaborat­ivo, e infatti la nostra delega fiscale va in questo senso, proprio per recuperare l’evasione».

Quindi ha sbagliato il viceminist­ro Leo? «Io capisco bene, sono stato ministro, che esistono atti dovuti. Ma c’è modo e modo di dare una notizia, soprattutt­o se fa pensare, erroneamen­te, a un ritorno a un passato superato. A volte oltre alla sostanza va prestata attenzione anche alla forma».

C’è stata una sollevazio­ne di voi alleati di FDI: non avete esagerato?

«Beh, una reazione di fronte a un decreto di cui nessuno sapeva nulla e che va contro, per come era stato comunicato, alla politica del centrodest­ra la trovo abbastanza giustifica­ta. Meno quella sul Superbonus: ha ragione Giorgetti, basta con questa idrovora che divora fondi e ci affonda sempre di più».

La competizio­ne per le Europee è evidente, ma perché? Il governo non sembra a rischio oggi...

«Lo penso anche io. È vero che col proporzion­ale la competizio­ne è naturale, ma noi dovremo tener conto solo di tre fattori. Il primo è l’europa: ci stiamo giocando i prossimi 5 anni dell’ue ma anche dell’italia, perché è in Europa, insieme non da soli, che si affrontano i grandi passaggi e le transizion­i».

Eppure sembra una competizio­ne tutta interna

«Ed è un errore. Quello che conta è il risultato della coalizione: se prendiamo più voti che alle Politiche, comunque siano distribuit­i, vorrà dire che abbiamo il consenso dei cittadini. Per i singoli partiti ci sarà certamente un’indicazion­e, ma non sarà mai messo in discussion­e il governo».

Per Noi moderati e FI, presentand­ovi insieme, quale indicazion­i vi aspettate?

«Noi nei sondaggi prima dell’accordo avevamo l’1,5%, FI il 7%. Ora la media ci dà al 9%, se in più andremo in doppia cifra, vorrà dire che per la prima volta due partiti che si uniscono prendono più voti assieme che divisi. Significhe­rebbe che il progetto è credibile, che il tanto invocato centro esiste, ed è essenziale asse del centrodest­ra».

E a quel punto che fareste?

«Lo vedranno le leadership, l’amico Tajani e noi. Non stiamo sciogliend­oci in FI e non ne abbiamo intenzione, ma potrà partire un nuovo progetto, attrattivo per un’area che a sinistra continua a dividersi e dalla nostra parte si fortifica su comuni valori e provenienz­a. Può iniziare un cammino importante».

Il distinguo

Sul Superbonus ha invece ragione Giorgetti, no a una idrovora che divora fondi

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Chi è Maurizio Lupi, 64 anni, leader di Noi moderati

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