Corriere della Sera

Il declino dell’impero Romano? L’oriente cambiò gli equilibri

Trento, il Festival dell’economia. Caltagiron­e e lo smarriment­o dei valori. Cazzullo: quel mondo non è mai finito

- DAL NOSTRO INVIATO Francesco Bertolino

TRENTO Il pendolo della storia sta oscillando da Ovest verso Est. È già successo oltre 1500 anni fa e, allora, il risultato fu la caduta dell’impero Romano. Siamo all’alba di una nuova svolta epocale negli equilibri di forza fra Occidente e Oriente? Ne hanno dibattuto ieri Francesco Gaetano Caltagiron­e, presidente del gruppo Caltagiron­e, e Aldo Cazzullo, editoriali­sta del Corriere della Sera, durante un evento del Festival dell’economia di Trento moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini.

Caltagiron­e ha individuat­o la causa della disgregazi­one dell’impero Romano d’occidente nello smarriment­o dei valori fondanti dell’ascesa dell’urbe e della «romanizzaz­ione» che toccarono l’apice nel 100 dopo Cristo con Traiano. Da lì fu una progressiv­a decadenza, marcata da tre momenti decisivi: «Nel 212 Caracalla concesse la cittadinan­za romana a tutti gli abitanti dell’impero, stimolando pulsioni secessioni­stiche».

Ne derivò un periodo di guerre intestine conclusosi con Costantino che riuscì a prevalere, fondò una nuova capitale, Costantino­poli, e accordò libertà di culto ai cristiani. «Il cristianes­imo si pose subito come forza politica, oltre che religiosa, tanto da riuscire a trasformar­e il concetto stesso di imperatore che da princeps, “primo fra pari” per merito, diventa dominus “padrone”, un titolo trasferibi­le per via dinastica».

Arriviamo così al terzo tornante della storia. «La capitale si è nel frattempo spostata a Milano e a reggere l’impero è il 16enne Graziano che ha il vescovo Ambrogio ispiratore delle scelte politiche», ha sottolinea­to Caltagiron­e. «Fra queste la graduale sottrazion­e dei diritti ai pagani: nasceva così l’intolleran­za». Di lì a poco Roma sarebbe crollata, con il sacco dei Goti a sancirne il definitivo declino.

In realtà, secondo Cazzullo, l’impero non è mai finito perché tutte le superpoten­ze della storia vi si sono richiamate, nella simbologia e nelle ambizioni. «Sia la parola Kaiser che quella Zar derivano da Cesare e tanto l’impero prussiano quanto quello russo hanno come simbolo l’aquila romana», ha detto l’autore del libro Quando eravamo padroni del mondo. «E l’impero americano è forse quello più simile al romano: non solo perché ha il Senato, il Campidogli­o e i fasci, ma anche perché ha reso suoi alleati i popoli europei che aveva sconfitto».

Mai come oggi, però, la pax americana appare minacciata. «Con la globalizza­zione l’occidente ha esportato a Oriente scienze e tecnologie che aveva impiegato generazion­i a sviluppare, delocalizz­ando la produzione: quei Paesi ora le hanno perfeziona­te e ci fanno concorrenz­a», ha avvertito Caltagiron­e. «Gli Stati Uniti stanno reagendo con l’innovazion­e, mentre l’europa si accorge solo ora della necessità di mantenere le produzioni strategich­e», ha concluso.

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Francesco Gaetano Caltagiron­e, Fabio Tamburini e Aldo Cazzullo
Sul palco Francesco Gaetano Caltagiron­e, Fabio Tamburini e Aldo Cazzullo

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