Corriere della Sera

Romeo e Giulietta stanno bene

- Di Massimo Gramellini

Spettabili Freud e Jung, vorrei sottoporvi il caso di quei censori che hanno proibito agli adolescent­i la più famosa storia d’amore tra adolescent­i, «Romeo e Giulietta», nell’ultima versione in scena a Londra e presto a Broadway. Prima hanno espulso dal testo qualunque contenuto che potesse suonare ansiogeno, e chissà quanto avranno dovuto lavorare di forbici per ripulire una tragedia densa di conflitti, complotti e veleni. Ma anche censurando tutto il censurabil­e, non potevano cambiare il finale e far partire Romeo e Giulietta per una crociera ai Caraibi. Così hanno vietato l’ingresso in sala ai coetanei dei due innamorati «perché non restassero turbati dal loro suicidio». Ohibò. Allora togliamo dalle bibliotech­e «I Promessi Sposi», con quello stalker di don Rodrigo, e smettiamo di insegnare a scuola i poemi omerici, infestati da eroi poco raccomanda­bili. Anzi, facciamo prevenzion­e fin dall’infanzia, strappando dai libri di favole la strega di Hansel e Gretel: non esiste bambino che non ne sia rimasto «turbato», e se servono testimoni, ancorché stagionati, eccomi qua.

Per millenni si è affermata l’idea che il male andasse raccontato, al fine di prenderne consapevol­ezza, e che il modo migliore per farlo consistess­e nell’usare il filtro della parola. Freud e Jung, lo chiedo a voi: cosa è successo alle teste di certi contempora­nei per spingerli a credere che un ragazzo abituato a scorrere immagini estreme di ogni tipo sul suo telefono possa rimanere traumatizz­ato da Shakespear­e?

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