Intelligenza artificiale Cucinelli e i big: umanizziamola
Perugia, al «simposio» dello stilista la laurea honoris causa al fondatore di Linkedin: L’AI non faccia paura
«Chi umanizza per primo la Rete diventerà il Leonardo del nuovo millennio». Qualche anno fa, Brunello Cucinelli aveva risposto così alla domanda — «Ma tu come ci vedi?» — che gli avevano rivolto quelli che con nonchalance chiama «i miei amici della Silicon Valley», e cioè «Jeff» (Bezos di Amazon), «Marc» (Benioff di Salesforce), i fondatori di Instagram e tanti altri. Fu allora che lo stilista italiano inventò il «simposio della tecnologia e dell’anima» che riunisce i grandi del settore tech, simposio itinerante (prossima tappa New York o forse Shanghai nel 2025-26) che questa settimana ha avuto luogo a Solomeo, sede dell’azienda di Cucinelli, e tra un seminario a porte chiuse e l’altro ha avuto anche un evento pubblico: il conferimento da parte dell’università di Perugia del Dottorato honoris causa in Scienze Umane a Reid Hoffman, fondatore di Linkedin, cofondatore di Paypal, filosofo per formazione e oggi tra i più ascoltati pensatori in materia di intelligenza artificiale.
Attraverso una prolusione dottissima, dall’antichità romana a TS Eliot passando per Bacon, Goedel, Escher, Bach, Emerson con ottime e abbondanti digressioni in latino («Artificialis Intelligentia limitari debet. Artificialis Intelligentia servanda est») che ha provocato una standing ovation finale, Hoffman ha spiegato perché non bisogna avere paura della AI. Ma bisogna temere soltanto la paura della AI. Paura umanissima, «letteratura e cinema ci hanno abituato a diffidare», ma «sono e resto un ottimista senza essere un utopista». Perché secondo Hoffman «l’umanità è sempre stata la sintesi di varie dicotomie», che dobbiamo guardare «all’emergente sintesi» tra umano e digitale grazie «al linguaggio, il nostro strumento tecnologico più forte». E l’umanità ibrida che già esiste per il nostro stretto contatto con i computer? «Qui a Perugia vedo grifoni ovunque — ibridi anche loro, sintesi di forza e intelligenza, creazioni umane mai esistite prima. E come il grifone ha avuto diversi significati attraverso i secoli, così la AI con noi continuerà a evolversi». È un rischio, «ma il progresso è fatto di piccoli rischi calcolati che ci hanno portato a correre rischi più consistenti — oggi siamo su un percorso corretto, di piccoli rischi calcolati».
La teoria di Hoffman — chiamato durante la cerimonia in latino, dal rettore Maurizio Oliviero, «Magister Rufus Gerardus Hoffman, pioniere indiscusso nell’ambito della tecnologia e dell’imprenditoria digitale, straordinario innovatore e tra i padri riconosciuti dell’intelligenza artificiale» — è limpida: «Quel che noi sintetizziamo è quello che dà forma alle nostre vite, e immaginare di abbinare umano e AI non è distopia ma neppure utopia: l’utopia è letteralmente un non-luogo, mentre questo è, semplicemente, il futuro».
Il futuro. Cucinelli, dopo la cerimonia, ha portato nel suo stabilimento di Solomeo gli «amici della Silicon Valley» — Nicholas Thompson (Ceo di The Atlantic), Laurene Powell Jobs (presidente di Emerson Collective e vedova di Steve), James Manyika (Svp Google Technology and Society), Fei-fei Li (capo dell’istituto Human-centered Artificial Intelligence di Stanford), Refik Anadol (artista), Michael Evans (Presidente di Alibaba), Arvind Krishna (Ceo di IBM), Kevin Scott (Cto di Microsoft), Pieter Van der Does (Ceo di Adyen), Jacqueline Novogratz (Ceo di Acumen) — per pranzare in mensa, verdure e mozzarella e pasta al pomodoro con l’olio d’oliva del suo podere, brindando alla salute di Hoffman ancora commosso (leggendo le frasi rituali latine dì accettazione del dottorato il guru del settore tech non ha fermato le lacrime). Ma nessuno più di Cucinelli, imprenditore umanista, sostiene la AI: «Avicenna pensava che l’uomo è chiamato a fare uso della preziosa facoltà della ragione, l’istinto — che magari ci fa temere la AI — è necessario ma è l’umano intelletto che ci aiuta a vivere più amabilmente. Credo che i giovani, più di noi, abbiano colto il meglio dell’innovazione, il suo potenziale di progresso, senza timori, come un dono del creato. Sono appena tornato dalla Cina: al mattino sento bussare alla porta, era la colazione in camera. Apro e c’era un robottino! Ho riso di gusto, e gli ho chiesto: e tu chi sei? Sa chi era? Era il futuro».
La prolusione
«Il progresso è fatto di piccoli rischi calcolati, anche oggi è così», ha detto Hoffman