Paolo Conte alla Scala, nel documentario manca la magia
Il 19 febbraio 2023, Paolo Conte ha portato il suo inconfondibile stile musicale alla Scala di Milano, il luogo più celebre della lirica mondiale, solitamente riservato ai grandi compositori. L’evento ha visto per la prima volta un cantautore italiano esibirsi in questo tempio della musica: qualcuno ha storto il naso (profanata la Scala, il Tempio della Musica!), qualcuno, con maggior assennatezza, si è opposto proprio a questa retorica del Teatro come Tempio. Che gioia sentire alla Scala il clarino e la fisarmonica, gli strumenti più tipici delle feste di paese. Giuseppe Verdi ne sarebbe stato entusiasta.
Purtroppo il film documentario di Giorgio Testi, Paolo Conte alla Scala: il Maestro è nell’anima (Rai3), non ci ha restituito la magia di quella sera: ha intervallato le esibizioni del Maestro con interviste e materiale di repertorio, ha cercato di trasformare in un prodotto televisivo qualcosa che sfuggiva a questa sintassi prevedibile e commerciale. In più, le interruzioni pubblicitarie, messe a caso, hanno fatto il resto, sconciando il testo. L’unica fortuna è che non c’erano Milly Carlucci e Bruno Vespa a spiegarci che cos’è la Scala.
Peccato, perché l’idea di Caterina Caselli di portare Paolo Conte alla Scala (un sogno cominciato quando ha iniziato a collaborare insieme al maestro, per divulgare e valorizzare la sua arte in tutto il mondo) è un’idea straordinaria. Ma proprio per questo sarebbe stato importante rivivere tutta l’atmosfera di quella serata (vanno in onda i concerti di Luciano Ligabue, per dirne uno, e abbiamo paura di trasmettere per intero un concerto di Paolo Conte!). Cerco di spiegarmi meglio: al documentario mancava la cosa più importante, l’atmosfera della Scala. I brani musicali potevano essere tratti da un qualsiasi altro concerto di Paolo Conte, ad Asti come a Parigi. Tanto poi c’era lui che si confessava. L’unicità dell’evento consisteva proprio nel contenitore, nell’aria che si respirava dentro quel teatro, nel sentire coagularsi la materia musicale fino alla consistenza della parola.
Se c’è una cosa che ci hanno insegnato le canzoni di Paolo Conte è che non hanno bisogno di tante spiegazioni. I suoi sono racconti in musica, descrizioni di paesaggi, reali e dell’anima.