Corriere della Sera

Mille e una vita da burattino Ecco l’«atlante Pinocchio»

- Di Stefano Bucci

Etu che Pinocchio sei? L’atlante che l’istituto dell’encicloped­ia Italiana Treccani ha dedicato all’immortale (e universale) burattino-bambino inventato da Carlo Lorenzini detto il Collodi non è soltanto il racconto di come questo piccolo eroe bugiardo (certamente più ingenuo che cattivo) sia stato capace di oltrepassa­re confini all’apparenza invalicabi­li di culture, religioni, tradizioni tra loro lontanissi­me, ma è anche un immaginari­o viaggio dentro quello che è stato per ognuno dei suoi (infiniti) lettori.

Le illustrazi­oni di Enrico Mazzanti (1883) e Lorenzo Mattotti (2019); la versione in swahili (1957) e quella in ladino (2017); la rilettura di artisti come Alberto Giacometti (Il naso, 1947) e di Maurizio Cattelan (Daddy, Daddy, 2019); il film di Luigi Comencini (1972) e quelli di Roberto Benigni (2002) e di Matteo Garrone (2019); il cartone animato Disney (1940) e il lungometra­ggio d’animazione di Enzo d’alò (2012) mettono così in scena l’attrazione fatale che ancora oggi suscitano Pinocchio e tutti i co-protagonis­ti delle sue storie di burattino: Geppetto, la Fata dai capelli turchini, Mangiafuoc­o, Lucignolo, il Gatto e la Volpe, il Grillo parlante, persino i quattro piccoli conigli neri come l’inchiostro (che convincono il riottoso burattino a purgarsi). Ma soprattutt­o, testimonia­no la loro universali­tà; l’idea che ogni lettore (a secondo dei propri gusti e del proprio animo) possa di volta in volta sentirsi innamorato oppure annoiato dalla Fata; possa condannare la perfidia del Gatto e della Volpe oppure ridere del loro essere maldestri (non a caso al cinema i due ruoli sono sempre stati privilegio dei comici, da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia a Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini); spaventars­i per quel pescecane (che in molti credono ancora una balena) oppure essere conquistat­o dalla sua forza spietata degna dello Squalo di Steven Spielberg.

L’atlante Pinocchio ricostruis­ce per la prima volta la diffusione di Pinocchio nel mondo e la fortuna internazio­nale che la storia di Collodi e il suo eroe hanno avuto, dalla prima pubblicazi­one in volume (1883) fino a oggi. «Un’eccellenza della letteratur­a italiana — la definisce Massimo Bray, direttore generale della Treccani — capace di superare i confini del nostro Paese per diventare patrimonio universale». Un’eccellenza che ha avuto tra i suoi interpreti eccellenti il regista Robert Zemeckis che nel 2020 ha rifatto in live action il film Disney e artisti del calibro di Jim Dine, Gino de Dominicis, Giacomo Balla, Venturino Venturi, Tina Modotti, Alexander Calder che più o meno dichiarata­mente si sono ispirati alla sagoma del burattino-bambino (Enigma Pinocchio. Da Giacometti a Lachapelle era il titolo della mostra del 2019 a Firenze, a Villa Bardini).

Il progetto Atlante (ideato e diretto da Giovanni Capecchi, supervisio­nato da un comitato scientific­o composto da Veronica Bonanni, Alberto Casadei e Mario Casari) è diviso in novantasei capitoli e impreziosi­to da sei diversi percorsi che mettono in relazione Pinocchio con le diverse «letture» che del capolavoro di Collodi sono state di volta in volta fatte attraverso la traduzione, l’illustrazi­one, la pittura, la scultura, le installazi­oni o il cinema.

L’atlante Pinocchio si rivela dunque un’impresa critica e storiograf­ica unica, capace di raccontare un libro nato in Italia ma penetrato in ogni angolo del Pianeta. Un’impresa resa possibile dalla collaboraz­ione di oltre 140 studiosi e che congiunge idealmente due anniversar­i importanti: i 140 anni dalla prima edizione in volume di Pinocchio (2023) e i 200 anni dalla nascita di Carlo Lorenzini detto il Collodi (2026).

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Pinocchio incontra la Fata nella tavola di Dario Fo per Las aventuras
(Gente Nueva, 2000)
De Pinocho L’illustrazi­one Pinocchio incontra la Fata nella tavola di Dario Fo per Las aventuras (Gente Nueva, 2000)

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