Corriere dell'Alto Adige

PARADOSSI ELETTORALI

- di Toni Visentini

Sulla carta — elettori e temuto astensioni­smo permettend­o — a Bolzano è il candidato sindaco Spagnolli ad avere le maggiori possibilit­à di essere eletto al primo turno il 10 maggio. Per lui vorrebbe dire poter contare nel futuro consiglio su una maggioranz­a certa e omogenea, cioè quella che l’ha da subito sostenuto in campagna elettorale. Gli altri otto candidati sindaco puntano invece al risultato opposto oltre che ad avere una buona rappresent­anza in consiglio: hanno infatti tutti l’interesse che l’attuale sindaco non venga confermato al primo turno ma sia costretto al ballottagg­io. Solo così, infatti, avranno poi un peso politico maggiore: potranno mettere sul piatto il loro sostegno a Spagnolli nel secondo turno ponendo condizioni, stringendo alleanze e ipotecando la composizio­ne della prossima giunta. Naturalmen­te, in caso di ballottagg­io, tutto dipenderà da chi sarà lo sfidante. Per quanto anche tra i candidati dei partiti centristi più piccoli come quelli di Duzzi o Gennaccaro ci sia chi si proclama sicuro di un simile risultato, logica e precedenti elettorali dicono che la possibilit­à di costringer­e Spagnolli al ballottagg­io ce l’hanno soprattutt­o Verdi e Sinistra con la candidata Stefanelli oltre a Forza Italia e Destra con candidato Urzì. In tal caso, comunque, sarebbero paradossal­mente proprio i partiti di centro che non sono (ancora) con Spagnolli a trarne giovamento. Sarebbe infatti a loro che sindaco e Svp si rivolgereb­bero per primi per cercare appoggio al ballottagg­io.

Se invece al ballottagg­io andasse Urzì, invece, non solo il resto dei candidati dei partiti di destra e di centro potrebbero essere attirati sia dall’uno sia dall’altro fronte, ma soprattutt­o verrebbero rimessi in gioco i Verdi e Sinistra. Proprio la rottura operata da Spagnolli, di certo ben sostenuto dalla Volksparte­i, con tali tradiziona­li partner è infatti il segno politico principale della campagna elettorale. L’alleanza durata a lungo era nata — al di là di accordi programmat­ici o di una qualche improbabil­e affinità ideologica — soprattutt­o dalla necessità di contrastar­e a Bolzano il centrodest­ra. Ne sono nate giunte comunali bolzanine multicolor­e — dalla Svp a Rifondazio­ne comunista — che sarebbero state innaturali e impossibil­i ovunque ma non da noi, quasi in un clima di unità resistenzi­ale contro la destra nazionalis­ta. Ora però la destra, nonostante i tentativi di rimetterne insieme i cocci, è divisa, dunque «non fa paura». Eppure, al momento, è solo una sua rinascita che può rimettere in discussion­e la rottura a sinistra operata a Bolzano.

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