PARADOSSI ELETTORALI
Sulla carta — elettori e temuto astensionismo permettendo — a Bolzano è il candidato sindaco Spagnolli ad avere le maggiori possibilità di essere eletto al primo turno il 10 maggio. Per lui vorrebbe dire poter contare nel futuro consiglio su una maggioranza certa e omogenea, cioè quella che l’ha da subito sostenuto in campagna elettorale. Gli altri otto candidati sindaco puntano invece al risultato opposto oltre che ad avere una buona rappresentanza in consiglio: hanno infatti tutti l’interesse che l’attuale sindaco non venga confermato al primo turno ma sia costretto al ballottaggio. Solo così, infatti, avranno poi un peso politico maggiore: potranno mettere sul piatto il loro sostegno a Spagnolli nel secondo turno ponendo condizioni, stringendo alleanze e ipotecando la composizione della prossima giunta. Naturalmente, in caso di ballottaggio, tutto dipenderà da chi sarà lo sfidante. Per quanto anche tra i candidati dei partiti centristi più piccoli come quelli di Duzzi o Gennaccaro ci sia chi si proclama sicuro di un simile risultato, logica e precedenti elettorali dicono che la possibilità di costringere Spagnolli al ballottaggio ce l’hanno soprattutto Verdi e Sinistra con la candidata Stefanelli oltre a Forza Italia e Destra con candidato Urzì. In tal caso, comunque, sarebbero paradossalmente proprio i partiti di centro che non sono (ancora) con Spagnolli a trarne giovamento. Sarebbe infatti a loro che sindaco e Svp si rivolgerebbero per primi per cercare appoggio al ballottaggio.
Se invece al ballottaggio andasse Urzì, invece, non solo il resto dei candidati dei partiti di destra e di centro potrebbero essere attirati sia dall’uno sia dall’altro fronte, ma soprattutto verrebbero rimessi in gioco i Verdi e Sinistra. Proprio la rottura operata da Spagnolli, di certo ben sostenuto dalla Volkspartei, con tali tradizionali partner è infatti il segno politico principale della campagna elettorale. L’alleanza durata a lungo era nata — al di là di accordi programmatici o di una qualche improbabile affinità ideologica — soprattutto dalla necessità di contrastare a Bolzano il centrodestra. Ne sono nate giunte comunali bolzanine multicolore — dalla Svp a Rifondazione comunista — che sarebbero state innaturali e impossibili ovunque ma non da noi, quasi in un clima di unità resistenziale contro la destra nazionalista. Ora però la destra, nonostante i tentativi di rimetterne insieme i cocci, è divisa, dunque «non fa paura». Eppure, al momento, è solo una sua rinascita che può rimettere in discussione la rottura a sinistra operata a Bolzano.