Corriere dell'Alto Adige

«Aiuto a scavare a mani nude» Stolfo è salvo ma resta in Nepal

Il 28enne arcense ha contattato la madre. Sta bene anche Michele Delaini

- Andrea Rossi Tonon

TRENTO Giovanni Stolfo sta bene. «È solo un po’ ammaccato» racconta la madre Maurizia Caterina Stolfo che ieri è riuscita a mettersi in contatto con il figlio, in Nepal dal 18 aprile insieme all’amico Michele Delaini.

«Non so ancora se sto sognando o è la realtà» prosegue la donna, che dopo la scossa di sabato ha cercato in tutti i modi di contattare il figlio, anche attraverso Twitter, pubblicand­o un post con la foto del ragazzo e il proprio numero di cellulare, e «Person Finder», lo strumento creato ad hoc da Google per raccoglier­e informazio­ni sui dispersi. «Tesoro mio, se leggi questo telefonami subito» scrive la signora Stolfo sulla piattaform­a. Ora, dopo aver saputo che il figlio è al sicuro, ha deciso di rimuovere il post pubblicato sul social network.

Dopo la scossa che ha devastato il Paese asiatico, i due giovani arcensi di 28 e 30 anni, non si erano più fatti sentire. Fino alle 10.30 di ieri mattina. «Ho controllat­o Facebook e Giovanni mi aveva scritto» spiega la donna che prosegue: «Quando la terra ha iniziato a tremare si trovava nella piazza centrale di Kathmandu, vicino a una chiesa che poi è crollata. È rimasto vigile e appena ha capito che la situazione era pericolosa si è messo al riparo».

Qualche botta, tanto spavento e «le mani rovinate perché sta aiutando a scavare per recuperare chi è rimasto sepolto dalle macerie». Un gesto altruistic­o che gli ha fatto decidere di non rientrare subito in Italia. «Ha detto che vuole rimanere per continuare ad aiutare a scavare — continua Maurizia Caterina Stolfo — Dice che non hanno niente se non le mani per spostare le macerie, che è tutto distrutto. La situazione è davvero terribile».

La madre assicura che il 28enne si trova ancora nella capitale nepalese, al sicuro, e che «è già in contatto con i rappresent­anti dell’unità di crisi della Farnesina». Le scosse d’assestamen­to continuano a far tremare la terra e nonostante Giovanni Stolfo abbia «trovato un posto dove stare», per il timore di rimanere coinvolti in nuovi crolli «tutti evitano di rimanere al chiuso».

Sarebbe al sicuro anche Michele Delaini, l’altro giovane arcense di 30 anni che si trova in Nepal proprio con Stolfo e che nella giornata di lunedì era stato inserito nella lista dei dispersi della Farnesina. Anche lui, come l’amico, sembrerebb­e intenziona­to a fermarsi nella capitale nepalese per aiutare i soccorsi.

Al momento, dunque, i trentini coinvolti dal sisma verificato­si sabato in Nepal sarebbero complessiv­amente sette. Renzo Benedetti, 60 anni di Segonzano, e Marco Pojer, 53 anni di Grumes, sono stati travolti da una slavina di neve e sassi, la stessa dalla quale sono riusciti a scampare Attilio Dantone, 59 anni di Alba di Canazei, e Iolanda Mattivi, 52 anni di Segonzano. I quattro, infatti, facevano parte dello stesso gruppo. Si stava invece muovendo con altri tra speleologi Oskar Piazza, colonna del soccorso alpino del Trentino, 55 anni, nativo di Mori, di cui è già stata confermata la morte. Gli ultimi due per i quali si temeva il peggio erano proprio Giovanni Stolfo e Michele Delaini, della cui irreperibi­lità era giunta notizia solamente lunedì in serata.

Potrebbe invece slittare di qualche giorno il rientro in Italia di Giuseppe “Pino” Antonini, uno degli speleologi italiani scampati alla frana nel villaggio di Langtang, nella quale hanno perso la vita il trentino Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli, medico anestesist­a di Ancona, come Antonini.

Secondo alcuni familiari di Antonini, l’uomo vorrebbe tornare a Langtang per recuperare la salma di Gigliola Mancinelli con un altro gruppo del Soccorso alpino, tuttavia per il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologi­co (Cnsas) non sarebbe semplice perché in questo momento tutte le forze sono concentrat­e nel recupero dei feriti e la ricerca dei dispersi.

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A mani nude Giovani volontari per le strade di Kathmandu devastate dal terremoto

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