Il 1865 segna l’impresa di Edward Whymper e la spedizione guidata da Jean Antoine Carrel
cima. Poco più in alto, sopra di loro, a 4.478 metri sulla punta del Cervino, la quinta montagna più alta di tutto l’arco alpino, c’è Edward Whymper con un’altra cordata di uomini. Londinese, classe 1840, undici anni più giovane di Carrel, è lui a mettere per primo i piedi e la piccozza sul Cervino.
Avrebbero dovuto partire insieme per quella spedizione. Ma Carrell e Whymper non si erano mai amati. Si erano persino dati appuntamento alcuni giorni prima, il 10 luglio in Valtournanche, per partire insieme per la grande impresa. Whymper si era presentato puntale, Carrel no. E quando il britannico capì che il valligiano non aveva rispettato la parola data, corse a Zermatt, sul fianco opposto del Cervino, per cercarsi una nuova cordata e tentare la salita dal versante svizzero. Centocinquant’anni fa, fu così che Whymper ebbe la meglio nel testa a testa fra cordate rivali sul tetto delle Alpi. E dopo la vittoria, la tragedia. Perché mentre Whymper scende a valle, il meno esperto dei suoi compagni si inciampa trascinando con sé altri tre alpinisti, che fanno mezza spedizione. È un attimo che spariscono nel vuoto. L’inglese sopravvive. Non smetterà di arrampicare ma non si dedicherà più alle imprese estreme. E quando ancora non aveva avuto il tempo per elaborare la disgrazia, Jean Antoine Carrel tornava alla carica tre giorni più tardi, il 17 luglio 1865, pronto per la rivincita. Solo 72 ore dopo averlo mancato per un soffio, il Bersagliere conquistava il Cervino dalla cresta italiana.
Storie di alpinismo. Storie del rapporto tra di noi e la montagna. Storie da Film Festival. La rassegna si apre quest’anno per la 63esima edizione. Da oggi al 10 maggio il Trento Film Festival torna per parlarci di montagna e lo fa anche stavolta toccando le corde giuste. Tanti gli appuntamenti in programma (a cominciare da Montagnalibri ), tanti gli ospiti attesi (Hervé Barmasse, Armando Aste, Reinhold Messner, Nives Meroi, Franco Michieli e molti altri), tante le pellicole da tutto il mondo (oltre 115 film in concorso), tante le tematiche affrontate. Ma soprattutto, il secolo e mezzo dalla conquista del Cervino.
Non un anniversario tra tanti. Con la vittoria sul Cervino, due cordate in pochi giorni, la storia dell’alpinismo tocca un punto di svolta nelle Alpi. Di lì in avanti, se escludiamo il Dru — considerandolo una «spalla dell’Aguille Verte», come lo classificava Gian Piero Motti — non restano più grandi vette alpine inviolate. Così che l’alpinismo si dedica a raggiungere le stesse cime da vie nuove e tendenzialmente più difficili. Un problema, questo, che si ripropone ancora oggi, tracciando un filo rosso tra l’alpinismo di ieri e le riflessioni sull’alpinismo di oggi. Inoltre, la tragedia della spedizione di Whymper sollevò in tutta Europa un dibattito acceso sui pericoli dell’alpinismo. E Whymper ne fece le spese. Al punto che gli inglesi pensarono addirittura di vietare le scalate, preoccupati del fatto che sulle cime delle Alpi si «versava inutilmente il miglior sangue inglese».
Questioni di ieri, problemi di oggi. Farci riflettere sulla montagna, è questo il merito del Film Festival. Con gli occhi puntati quest’anno sul Cervino. E pensare che, quando Whymper lo vide per la prima volta, lo trovò persino brutto.