Intercultura compie 100 anni
di la diversità. Un atteggiamento che, intrapreso in tempo, accompagna per il resto della vita, qualunque sia il campo di attività in cui ci si impegna una volta entrati nella vita adulta». E una caratteristica fondamentale per il dialogo e l’abbattimento definitivo delle barriere che ancora oggi ostacolano il dialogo interculturale, le quali, secondo Toscano, «non hanno niente a che fare con una scarsa mobilità dei giovani, anzi. Ormai infatti essi si muovono con grande frequenza attraverso le frontiere per motivi di lavoro, studio e turismo. Ma — sottolinea — non basta vedere per capire, condividere, apprezzare: serve un coinvolgimento profondo, quello che può incidere sulla formazione non solo culturale ma anche etica solo se avviene in un’età in cui certi stereotipi, diciamo pure pregiudizi, non si sono ancora consolidati».
Afs e Intercultura propongono dunque un fitto programma di scambi per studenti liceali che fa registrare, solo in Italia, 3.000 partenze annue, oltre a promuovere studi, ricerche e convegni volti ad approfondire la tematica dell’educazione interculturale.
«L’appuntamento è fissato a Trento per affrontare i legami profondi fra dimensione umanitaria e ricerca della pace da un lato e impegno interculturale dall’altro — aggiunge il presidente — Vediamo infatti l’interculturalità come una sorta di “software” necessario per affrontare la diversità sulla base del dialogo e della comprensione invece che del conflitto. Motivi per i quali abbiamo chiamato a partecipare al convegno personalità coinvolte nei rispettivi Paesi in iniziative di dialogo e riconciliazione dopo periodi di violenza e spaccatura all’interno della società».
Il via ai lavori sarà dato domani al Castello del Buonconsiglio per poi spostarsi al Teatro Sociale con gli interventi di Roberto Ruffino, segretario generale di Intercultura, Marco Cortesi e Mara Moschini sul significato dell’associazione. Sabato, appuntamento alle 9.15 ancora al Teatro Sociale con l’ospite d’onore Mario Giro, sottosegretario agli Affari esteri, e 15 workshop su umanitarismo, riconciliazione ed educazione alla convivenza.
Fra i relatori Gianni Rufini di Amnesty international, l’antropologa belga Pat Patfoort, che illustrerà il suo modello Mme (Maggiore, minore, equivalenza), proposto al fine di evitare discriminazioni fra i diversi gruppi culturali, Andrea Rizza ed Evi Untertiner della Fondazione Alexander Langer che presenteranno alcune esperienze sudtirolesi, Olive Hobson che presenterà quelle del nord dell’Irlanda, l’artista Jane Taylor con i suoi progetti per la riconciliazione della società in Sudafrica, Claudio Betti della comunità di Sant’Egidio con un focus sul ruolo delle religioni per lo sviluppo della pace, Hillel Levine dell’università di Boston e Jonan Fernández Erdozia, segretario generale per la pace e la convivenza del governo basco.
Nel pomeriggio, inoltre, prenderanno la parola Gavriel Salomon dell’università di Haifa, Eyas Shbeta ed Evi Guggenheim Shbeta che parleranno della comunità di Wahat al-Salam - Neve Shalom, comunità che vede convivere da 40 anni palestinesi e israeliani grazie anche alla creazione di istituti per l’educazione alla pace, Markus Ingenlath, segretario generale del FrancoGerman youth office, Corinna Noack-Aetopulos del Centro per la democrazia e la riconciliazione nell’Europa sudorientale, Giovanni Scotto dell’università Firenze, il presidente di Intersos Nino Sergi, il consigliere Commissione affari esteri del Parlamento europeo Paolo Bergamaschi e, in conclusione, l’Osservatorio Balcani e Caucaso. In serata, cena e concerto del coro Sosat alle Cantine Rotari di Mezzocorona.
Domenica, alle 9.30, all’Auditorium Melotti di Rovereto si trarranno le conclusioni dei workshop con l’intervento di Toscano. In seguito i partecipanti saranno accompagnati alla Campana dei caduti per la cerimonia di chiusura del convegno, seguita dalla visita al Mart per la mostra La guerra che verrà non è la prima 1914-2014 .