Padoan: «Le regioni virtuose potranno investire»
Patto Stabilità, il ministro apre spiragli
«Stiamo rivedendo il patto di stabilità in modo che si possa avere il massimo possibile della flessibilità, favorendo le Regioni più virtuose, che potranno investire». Così i ministro Padoan al Festival dell’economia.
TRENTO «Stiamo rivedendo il patto di stabilità in modo che Regioni e Comuni possano avere il massimo possibile della flessibilità, favorendo in particolare le Regioni più virtuose». Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, ieri a Trento ha portato una buona notizia al governatore Ugo Rossi, che in mattinata aveva lamentato pubblicamente il fatto che il Trentino ha in cassa 1,2 miliardi di euro fermi. Padoan ha parlato ha anche confermato che il governo sta studiando «misure di flessibilità in uscita per chi è vicino all’età della pensione» in modo da «liberare spazi per l’occupazione giovanile, e ha anche rivelato che l’Italia ha chiesto all’Unione europea «un sostegno comune alla disoccupazione».
I conti delle Regioni
«Il Trentino — ha tuonato Rossi — ha 1,2 miliardi di cassa fermi. Dentro la logica di revisione del patto di stabilità interno chiediamo di liberare parte di queste risorse per rilanciare gli investimenti ma anche per abbattere il debito dei nostri Comuni. In Trentino abbiamo programmato 70 milioni di investimenti per completare la copertura della banda ultralarga. Questi sono classici investimenti che andrebbero tenuti fuori dal patto; per ripartire, il Paese deve superare l’assurdo per cui le Regioni che hanno avanzi di cassa, non solo la nostra, non possono investire per i limiti del Patto». Concetti che il governatore ha ribadito a Padoan in un incontro in serata, nel Palazzo della Provincia. «Il patto che abbiamo concluso l’anno scorso ha ancora bisogno delle norme di attuazione — spiega Rossi — In attesa della costruzione della legge di stabilità, ho informato il ministro del nostro quadro economico, di quanto stiamo facendo, e ho ricordato a Padoan anche la delega per la gestione sul territorio delle agenzie fiscali, che dobbiamo ancora definire». La Provincia si è detta «pronta ad assumersi il costo dell’operazione», così come ha «anche come contributo al risanamento generale della finanza pubblica». Padoan, poco prima di entrare al teatro Sociale per parlare di Europa, ha chiarito che il governo sta lavorando a una «revisione del patto di stabilità che non sia uguale per tutti, ma che favorisca i più virtuosi».
Le pensioni
Il ministro ha aggiunto che «vi sono varie ipotesi» allo studio del governo per attuare la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro con un minimo anticipo, non eccessivo, in cambio di una prestazione pensionistica adeguata», cioè inferiore. «L’operazione ha un costo — ha ribadito Padoan, che aveva anticipato l’iniziativa sul Corriere del Trentino di domenica — e ne stiamo valutando la sostenibilità. Potrebbe facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovani». Rispondendo a una domanda sulla sentenza del giudice favorevole alla rivalutazione delle pensioni e alle critiche di Carlo Cottarelli al sistema retributivo, Padoan ha precisato che «i veri diritti acquisiti sono quelli basati sul contributivo». Cambiando fronte, il ministro ha assicurato che a breve saranno pronti «meccanismi per l’aggressione delle sofferenze, dalle procedure concorsuali e i tempi per il recupero crediti a misure che ne facilitino la smobilitazione». Un imprenditore veneto, Remo Garbin, lo ha sorpreso: «Sono creditore della Prefettura di Vicenza per 400.000 euro». Padoan ha ribadito l’impegno del governo e ha acquisito la documentazione.
L’Europa
Sul palco del Sociale, accanto all’economista tedesco Daniel Gros, Padoan ha parlato di Italia e di Europa. «Abbiamo dati incoraggianti sull’Italia — ha detto Padoan — Mi aspetto una composizione della crescita e della domanda ancora più favorevole: gli investimenti inizieranno a crescere e anche i consumi stanno migliorando». Cruciale, secondo il ministro, è sfruttare la «finestra del quantitative easing della Banca centrale europea» per fare le riforme strutturali: nel caso italiano, «liberalizzazioni, scuola, giustizia civile». In Europa, invece, il tema più caldo è la possibile uscita dall’euro della Grecia: «Dubito che ad Atene lo stesso governo sappia cosa stia accadendo: credo che sarà inevitabile il controllo sui conti bancari», ha detto Gros. Padoan è convinto che «la Grexit è possibile ma non auspicabile. Nessuno oggi può dire come si potrebbe gestire. Si dimostrerebbe che l’euro è un processo reversibile: nel medio periodo, servirebbe un rafforzamento dell’intero impianto europeo. Credo comunque che si troverà presto un accordo». Padoan ha anche ricordato che il profilo dei pagamenti della Grecia è «meno difficile di quello dell’Italia: il problema della Grecia non è fare altre ristrutturazioni del debito, ma mettere in moto la crescita». Il ministro italiano è convinto che serva comunque «più Europa»: «Come contributo alla relazione dei quattro presidenti dell’Unione europea, abbiamo proposto un sostegno comune alla disoccupazione. L’Unione europea dev’essere vista come soluzione, non come il problema. Serve un salto di qualità, l’Europa non può vivacchiare».
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