Divisione tra ricchi e poveri La modernità di Sylos Labini
Diamanti e Cipolletta presentano il saggio dello studioso
TRENTO Paolo Sylos Labini fu colui che per primo, negli anni ‘70, introdusse nelle analisi di economia sociale e politica la cosiddetta «non classe» ovvero la «piccola borghesia». Fu una rivoluzione. Una nuova prospettiva di indagine che in modo «innovativo, sistematico e prefigurativo» dice Ilvo Diamanti, docente di scienze politiche, presentando il libro Saggio sulle classi sociali insieme al presidente dell’università di Trento Innocenzo Cipolletta, ruppe il classico schema marxista che voleva nella lotta di classe la dicotomia di due unici ceti sociali.
L’incontro con l’autore, uno degli appuntamenti del Festival dell’Economia, stavolta è quasi un amarcord tra amici. Diamanti e Cipolletta ricordano con grande stima e affetto Sylos Labini, economista italiano scomparso nel 2005. Lo ricordano con aneddoti personali e lo commemorano analizzando un saggio uscito oltre 40 anni fa (è del 1974) e rieditato fino al 1988. «Ancora oggi è presente in libreria e se ancora è sugli scaffali — dice Cipolletta — significa che ancora in molti sono interessati alle sue idee. Credo che per le sue teorizzazioni meritasse il Nobel». A novembre uscirà per Laterza una nuova edizione di Saggio sulle classi sociali, Diamanti e Cipolletta ne scriveranno la prefazione e ieri in sala Filarmonica, importanti spunti di riflessione sono sicuramente emersi.
Nel suo saggio, che prese spunto da un convegno del 1972, Sylos Labini alla borghesia, alla classe media e operaia aggiunse altre 19 sottocategorie, individuò l’attuale vischiosità dei sistemi.
«E nonostante oggi il testo risulti datato nelle conclusioni — evidenzia Cipolletta — rimane nel metodo avvincente e moderno. Oggi ci stiamo di nuovo paralizzando nella suddivisione tra ricchi e poveri, ma se analizziamo la situazione con lo sguardo di Sylos Labini ci accorgiamo che non è così: dobbiamo vedere da dove viene il reddito delle classi sociali. Gli italiani, ad esempio, sono per la maggior parte salariati, sono proprietari immobiliari (hanno la casa di proprietà), sono investitori (non spendono ma risparmiano). Tutte queste qualità messe insieme rendono difficile una collocazione di classe e di movimento, cosa però indispensabile da capire se vogliamo analizzare le future scelte economiche, sociali e politiche». Per Cipolletta, lo stesso concetto di «monopolio» analizzato in una realtà in cui contano di più le eccezioni diventa una mera sequenza di «oligopoli» da libero mercato. Visioni insomma.
Oltre 40 anni fa, il saggio di Sylos Labini ruppe lo schema che vedeva una società occidentale andare verso la proletarizzazione marxiana, con conseguente tramonto della borghesia, l’economista cominciò a guardare la realtà, a porre al centro dell’attenzione il ceto medio o piccola borghesia, che dir si voglia. «Lo scopo era politico — osservano ancora i relatori —. Capire le classi sociali, comprenderne la diversa divisione, significava, per la sinistra, cogliere il modo per conquistarle». Con le sue teorie l’autore riuscì ad analizzare la società rendendola diversa da un punto di vista sociale, economico e anche culturale. Con un’attualità straordinaria.