Johann Kravogl, un genio incompreso
V
ia Kravogl si trova a Bolzano Sud, non lontano dal Palaonda. Molti paesi rivendicano ai propri cittadini la primogenitura di invenzioni ingiustamente attribuite ad altri. Meucci ad esempio non poté rinnovare il brevetto del telefono per mancanza di soldi e di appoggi: ne approfittò Bell, come decretato nel 2002 un tribunale americano, che gli riconobbe post mortem la paternità del telefono. Anche noi altoatesini abbiamo forse un Meucci, seppure la sua storia sia un po’ diversa: si tratta dell’armaiolo Johann Kravogl (Lana, 1823 — Bressanone, 1889) cui spesso nel mondo germanofono si attribuisce l’invenzione, nel 1867, di motore elettrico e dinamo. I dubbi, però, sorgono numerosi. Nel 1859, infatti, Pacinotti aveva già costruito l’omonimo anello che trasformava l’energia meccanica in energia elettrica continua, sulla base del quale — tradendo la fiducia di Pacinotti — il belga Gramme iniziò una redditizia produzione. E Kravogl? In questo campo specifico gli vengono attribuiti un «Elektromotorische Krafrad» e un piccolo «Elektromotorischer Rotationsapparat» (1867), di cui restano i modelli, uno dei quali funzionante, pare, presso il nostro Museo Civico. L’invenzione era tuttavia in ritardo rispetto alla concorrenza, forse tecnicamente meno redditizia — come altre, compresa una locomotiva ad aria compressa e un fucile a tiro rapido (60 colpi al minuto!) — e non ebbe mai uno sviluppo pratico. Anche a Kravogl, come a Meucci, mancò la possibilità di brevettarla e commercializzarla, ma almeno nessuno si approfittò di lui; tornò quindi alla professione e morì deluso, senza aver raggiunto il successo, ma permettendo all’Alto Adige/ Südtirol di avere il suo genio incompreso da onorare.