POLIZZA VITA DEI CONSIGLIERI E PRESUNZIONE DEL TUTTO DOVUTO
Caro direttore, ora che la notizia è diventata di dominio pubblico, i consiglieri regionali stanno facendo a gara nell’esprimere biasimo e dichiarare irricevibile — solo ora, sottolineo — la proposta, nota però a tutti da parecchi mesi, di una polizza vita, proposta recentemente formalizzata dalla presidente del Consiglio regionale, Chiara Avanzo. Stranamente gli «eletti» consiglieri dimenticano che tale ulteriore polizza si affianca ed è un’integrazione dell’assicurazione già da sempre esistente per infortuni, anch’essa naturalmente in gran parte a carico dell’ente pubblico. Non sarebbe anche quest’altra assicurazione da considerare un altro degli innumerevoli privilegi e indennità, quindi ugualmente da biasimare e respingere? Oppure fa parte degli intoccabili diritti acquisiti della «casta», diritti che però per i comuni mortali non valgono? Mi riferisco, ad esempio, all’adeguamento delle pensioni cui ogni cittadino, vista la situazione, si è dovuto giustamente adeguare.
tendo a credere alla buona fede della presidente Avanzo: dopo aver rinunciato all’auto blu, ha spiegato, in prima battuta non ha colto il privilegio della polizza vita per i consiglieri pagata in buona parte con i soldi dei cittadini, anche perché era scossa dalla recente improvvisa scomparsa del suo predecessore. Ciò nonostante, il fatto che solo un consigliere regionale abbia notato come la proposta fosse del tutto fuori luogo dà l’esatta idea di quanto, purtroppo, la maggioranza dei politici non sia in sintonia con gli elettori e di come ormai ritengano quasi tutto dovuto. È proprio tale presunzione che alimenta la cosiddetta antipolitica nonché una severità crescente riguardo ai costi del Palazzo. Al riguardo, mi riferisco alla sua considerazione relativa all’assicurazione sugli infortuni. Per essere onesto, non ho certezze in proposito: da un lato penso che molte aziende stipulano per i propri dirigenti o anche per tutti i dipendenti polizze simili; dall’altro, però, sono pure consapevole sia degli elevati compensi percepiti dai consiglieri regionali, sia del loro «status», nel senso che l’impegno politico non può e non deve essere considerato alla stregua di un lavoro tradizionale.
Su un punto, però, non ho dubbi, pur diffidando dei politici demagoghi, notoriamente inclini a predicare bene e razzolare male: oggi sono indispensabili scelte che diano agli elettori la dimostrazione di una nuova sensibilità. Scelte che devono essere compiute prima di sporcarsi le dita con la marmellata, non dopo.