Tfr nella busta paga Pochissime adesioni Tassazione elevata, la misura non attira
Su un campione di un milione di lavoratori, la scelta di liquidare il Tfr in busta paga è stata effettuata solo da 567, ossia lo 0,0567%. Lo rileva l’Osservatorio di Fondazione studi dei Consulenti del lavoro. È il risultato dell’adesione dei lavoratori registrata a quasi due mesi di vigenza della norma in vigore dal 3 aprile scorso. I lavoratori, a partire da questa data, hanno avuto la possibilità di presentare l’istanza per liquidare il Tfr in busta paga fino a giugno 2018.
Per espressa previsione del Dpcm, la liquidazione in busta paga del dipendente che ha fatto richiesta è ammessa a partire dal mese successivo a quello di presentazione dell’istanza: ossia a partire da maggio. Proprio in questi giorni sono partite le elaborazioni degli stipendi di maggio da parte dei consulenti del lavoro che interessano 7 milioni di dipendenti e oltre un milione di aziende. In questa prima fase sono stati analizzati i dati delle grandi aziende (più di 500 dipendenti), nei prossimi giorni si studieranno le micro imprese.
Dopo questa prima fase di elaborazione di quasi un milione di stipendi il risultato è che solo 567 lavoratori ossia lo 0,0567%, ha scelto di liquidare il Tfr. «I consulenti del lavoro avevano preventivato una scarsa adesione», ha commentato la presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone. «Questo insuccesso è l’ennesima dimostrazione che la politica ha la percezione delle esigenze del mondo del lavoro, ma non è a contatto con chi parla tutti i giorni con lavoratori e imprese. Il provvedimento è apprezzabile, ma non la sua struttura tecnica poiché la tassazione applicata ne ha determinato l’insuccesso».