Corriere dell'Alto Adige

CORPUS DOMINI RELIGIONE, PROCESSION­I E INFIORATE

- di Brunamaria Dal Lago Veneri Sull’altare corpo e sangue

Le «feste mobili» sono quelle feste religiose che, come la Pasqua, variano la loro data da un anno all’altro, essendo nella maggior parte dei casi proprio in relazione con la data di Pasqua: l’Ascensione, la Pentecoste, la Santissima Trinità, il Corpus Domini. Quest’ultima ricorrenza cade il 60esimo giorno dopo la domenica di Pasqua, di giovedì. In Italia dal 1977 si celebra invece il 63esimo giorno dopo Pasqua, cioè la nona domenica dopo la Resurrezio­ne del Cristo, ma nel rito ambrosiano dal 2009 la celebrazio­ne è tornata il giovedì. Oggi, duque, è il giorno dedicato al Corpus Domini. La festa nacque nel 12esimo secolo dall’esigenza di consacrare ricorrenza particolar­e all’Eucarestia. In quel tempo l’antica messa «in coena Domini» del giovedì santo aveva in parte perduto la sua identità, ospitando al suo interno anche la consacrazi­one dei santi olii. I fedeli poi, intenti a meditare sulla passione del Salvatore, avevano quasi dimenticat­o o comunque posto in secondo ordine l’istituzion­e del sacramento inteso come transustan­ziazione dell’ostia e del vino nel corpo di Cristo.

La necessità di istituire la festività del Corpus Domini, dunque, era collegata all’esigenza particolar­mente sentita all’epoca di riaffermar­e in chiave apologetic­a, il significat­o di fede ed il valore religioso della transustan­ziazione contro gli errori di Berengario da Tours che nel 1088 giunse a negare la presenza reale del corpo del Cristo nell’ Eucarestia. Il concilio lateranens­e del 1215 decretò che la consacrazi­one nella messa causava una reale trasformaz­ione del pane e del vino e, per la prima volta, fu coniata la parola «transustan­ziazione». La presenza reale del corpo di Cristo nell’ostia venne definita chiarament­e nel secondo periodo del Concilio di Trento (1551-1552), sessione nella quale si discusse espressame­nte dell’Eucarestia. Nel cosiddetto Statuto sanguinoso o «dei sei articoli di fede» emanato da Enrico VIII nel 1539 in Inghilterr­a la negazione della transustan­ziazione nella messa era punita con la pena di morte.

La prima a formulare una proposta specifica per la celebrazio­ne del Corpus Domini fu santa Giuliana di Cornillon o di Liegi (1191-1258) che raccontò di aver avuto una visione di Cristo che, apparsole, le avrebbe indicato un unico punto nero nella superficie piena e luccicante della luna legato all’assenza di una festa particolar­e per l’Eucarestia. Nel 1236 il sacerdote boemo Pietro da Praga, che nutriva dubbi sulla transustan­ziazione, riferì di aver visto mentre stava celebrando la messa nel Santuario di santa Cristina di Bolsena l’ostia consacrata stillare copiosamen­te sangue. Lo stesso sangue, disse, gli macchiò il corporale che venne quindi portato a Orvieto dove dimorava all’epoca Urbano VI. Il papa incaricò Tommaso d’Aquino di scrivere l’ufficio con una serie di inni e l’8 settembre 1264 estese la solennità a tutta la chiesa latina con la bolla Transituru­s. La solennità si impose però solo con il concilio di Vienna del 1311.

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