Lavoro, il «Jobs Act» fa effetto Le assunzioni crescono del 46%
Sinn: positivi i primi 4 mesi. Stocker: alcuni settori sono deboli. Cisl scettica
BOLZANO Il Jobs Act fa sentire i suoi effetti anche in Alto Adige. I dati illustrati ieri da Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia, durante la presentazione del Rapporto sul mercato del lavoro nel periodo novembre 2014aprile 2015, sono chiari: 6.884 assunzioni nei primi 4 mesi dell’anno con il contratto a tutele crescenti, oltre a 2.100 trasformazioni di contratti da tempo determinato a indeterminato.
«Questo non significa che ci sono 9.000 posti in più — ha chiarito Sinn — perché facendo il conto con i licenziamenti, arriviamo a un saldo di quasi 1.500 posti. Registriamo una crescita del 46% delle assunzioni, contro il 24% del resto d’Italia». Cauto Stefan Luther, direttore dell’Osservatorio del Mercato del lavoro: «Ci riserviamo di pubblicare uno studio sugli effetti del Jobs Act a novembre, quando sarà finita l’euforia iniziale da parte delle aziende che magari avevano rinviato per alcuni mesi nel 2014 le assunzioni in attesa degli incentivi nazionali e della nuova norma».
Scettica Tila Mair, segretaria della Cisl, presente all’incontro: «Il rapporto è una fotografia acritico di numeri, che non fornisce alcuna analisi reale sull’impatto del Jobs Act soprattutto rispetto alla riduzione del precariato e del lavoro atipico. Ci aspettiamo un’analisi più approfondita».
Nel complesso, il rapporto registra un aumento dello 0,8% dell’occupazione ed un tasso di disoccupazione del 4,6%. Alcuni settori, come turismo e agricoltura evidenziano segni di ripresa. Altri, come l’edilizia, sono ancora in difficoltà. L’aumento dello 0,8% dell’occupazione rispetto allo stesso periodo del 2014 significa 1.477 persone i più.
L’assessora al lavoro, Martha Stocker, ha sottolineato che «l’andamento positivo del mercato del lavoro, caratterizzato da un aumento degli occupati, evidenzia forti differenziazioni da un settore all’altro. Dobbiamo approfondire i comparti critici e intervenire. Lo stillicidio di posti di lavoro in edilizia ha portato il livello occupazionale del settore a livelli inferiori a quelli di 15 anni prima».
I maggiori aumenti si registrano nel settore turistico alberghiero (+3,1%), nell’agricoltura (+2,6%) e nell’apprendistato (+6,2%). Più modesta la crescita nelle attività manifatturiere (+1,2%), nella sanità (+1,2%), nell’istruzione (+1,1%), nei servizi (+1,3%) e nell’assistenza sociale (+0,3%). Nell’edilizia (-2%), nella Pubblica amministrazione (-0,8%) e nel commercio (-0,1%) lo sviluppo è negativo.
Il direttore Sinn ha aggiunto: «Dai dati emerge che il mercato del lavoro provinciale si è ripreso dalla crisi anche se con uno sviluppo non omogeneo».
Il tasso di occupazione (20 64 anni) si colloca al 76,1%, l’obiettivo dell’80% entro il 2020 sembra difficile. Il tasso di disoccupazione è stabile al 4,6%. «Confidiamo nei prossimi mesi in un aumento dell’occupazione del 2%, come nel periodi pre-cirsi — ha aggiunto Sinn — perché attualmente l’occupazione cresce tanto quanto la popolazione in cerca di lavoro». Preview su maggio: +1,2% di occupati, -7% di disoccupati. Prosegue l’invecchiamento del mercato del lavoro locale: i lavoratori over 50 sono 47.619, +8,2% (3.608 persone). Rispetto alle regioni confinanti, l’Alto Adige va meglio del Trentino ma peggio di Tirolo e Svizzera Orientale.