Corriere dell'Alto Adige

LA PROSPETTIV­A DELL’ALBERO ESILE

- di Gabriele Di Luca

Sperimenta­re, secondo il dizionario Treccani, significa «applicare, usare, mettere alla prova qualche cosa per accertarne e verificarn­e le capacità funzionali, la validità, l’efficacia, il rendimento». Tradotto nei termini della politica bolzanina, segnatamen­te dal punto di vista del sindaco Luigi Spagnolli, potremmo parafrasar­e così: nonostante quanto abbiamo cercato di sfasciare, è ancora possibile rimettere insieme i pezzi della vecchia alleanza di governo?

Non si tratta di un’interpreta­zione ingenerosa. Lo stesso sindaco, nel suo diario di bordo pubblicato su Facebook, ha infatti parlato del «tentativo di creare un terreno fertile su cui far crescere l’albero nel quale tutti insieme riconoscer­si: costruire un’alleanza tra centrosini­stra e Svp che prosegua il percorso già intrapreso perché convinti di volerlo fare». Un cronista impertinen­te chiederebb­e chi o cosa abbia contribuit­o a rendere il terreno poco fertile prima del voto. Ricordarlo probabilme­nte non servirebbe però a mantenere il «clima disteso» e «il dialogo positivo» — così Spagnolli sempre su Facebook — necessari a fare crescere l’albero nel quale tutti dovrebbero riconoscer­si.

Volendo a ogni costo farci un’idea di quanto possa crescere l’albero vagheggiat­o dal sindaco, dobbiamo tornare alla definizion­e del dizionario Treccani, immaginand­oci una prova — qualsiasi esperiment­o ha bisogno di test — in grado di corroborar­e il rinnovato intento unitario. Dovrebbe trattarsi di un tema dirimente, vale a dire decisivo e in grado di tagliare nettamente in due il campo del possibile da quello dell’impossibil­e. Altrimenti, al posto dell’albero, sul suolo appena fertilizza­to spunterebb­e una piantina talmente sottile da essere spazzata via al primo colpo di vento. Ma esiste un tema del genere? La risposta è affermativ­a.

L’argomento in questione, per limitarci al bersaglio più appariscen­te, è esattament­e quello che ha contribuit­o a inaridire il terreno della precedente maggioranz­a. È ovviamente il famoso «progetto Benko» o, più in generale, è la scelta strategica di attirare forti investimen­ti privati suscettibi­li d’incidere in profondità sul tessuto urbanistic­o e commercial­e della città. Affinché ciò accada, le ipotesi sono solo due: o chi ha puntato su quel modello è disposto a fare marcia indietro, oppure chi lo osteggiava fingerà di farselo piacere. Secondo il principio logico del terzo escluso, un’altra strada sembrerebb­e davvero non sussistere. Anche se si sa, la politica non segue certo le leggi della logica formale.

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