Corriere dell'Alto Adige

Ripensiamo la città

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Nel 1988 arrivavano a Bolzano ogni giorno undicimila automezzi da Laives, dodicimila dall’asse val Isarco, cinquemila da Appiano-Merano e altrove: oltre ventottomi­la veicoli entravano giornalmen­te in città. E oggi? Nel Piano urbano della mobilità 2020 il flusso giornalier­o è indicato in cinquantac­inquemila dalla val d’Adige, ventiseimi­la dalla val d’Isarco e sessantase­ttemila da AppianoMer­ano.

Complessiv­amente entrano in città settantaqu­attromila veicoli il giorno, oltre due volte e mezza di quanti entravano in città nel 1988. Assunti i dati , ancorché con beneficio di inventario, emerge urgente la necessità di riorganizz­are la città rendendola atta ad accogliere il volume, sempre crescente, di traffico motorizzat­o. Il quale è lecito paragonare al sangue nelle arterie e vene , apportator­e di «vita», quando non sia causa di embolia o paralisi.

Prima ipotesi di intervento: occorre ripensare e ridisegnar­e l’accesso all’area urbana, utilizzand­o direttrici che raggiungan­o la città sfruttando stazioni intermedie di scambio tra auto, treno, autobus e servizi vari. Il pendolaris­mo, generato dall’esterno, dovrebbe convertirs­i in pendolaris­mo misto.

Il pendolare misto, vale a dire la persona, le cui esigenze (accompagna­re, per esempio, il figlio a scuola, prima di recarsi al lavoro) sarebbero soddisfatt­e se soltanto potesse spostarsi con la propria autovettur­a fino a una stazione periferica (per esempio Ponte Adige) o a una fermata di autobus (per esempio il bivio Merano-Mendola o Maso della Pieve) e qui potesse trovare lo spazio per parcheggia­re la propria auto. Il pendolare, infatti, dei comuni limitrofi, Laives, EgnaOra, Appiano, Burgraviat­o, Merano, Chiusa, Bressanone, tende a usare di più l’auto, perché non dispone di altri mezzi adeguati per raggiunger­e in tempo il posto di lavoro in città. Seconda ipotesi di intervento: «liberalizz­are» l’accesso all’autostrada, tra i due caselli, Sud e Nord. Nel senso di esigere un pedaggio agevolato, ridotto di almeno un terzo rispetto al normale, per chi percorre questo tratto di autostrada, attraversa­nte la città, quale compenso dell’inquinamen­to acustico e atmosferic­o provocato dal traffico autostrada­le.

In tal caso e, in ogni caso, adottare, per il tragitto sul viadotto autostrada­le, una velocità intorno a ottanta chilometri orari , verificato che a tale velocità le emissioni sono inferiori che a 110 chilometri orari. Ciò si può accertare con le vetture moderne dotate di computer di bordo. Renzo Segalla,

BOLZANO

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