Marcia indietro su Benko L’ipotesi prende corpo
Si tratta per la bocciatura della delibera in Aula. Gli ecosociali vogliono garanzie scritte. Oggi il parere legale
Lo scenario prende corpo a Bolzano: sacrificare il progetto Benko sull’altare di una nuova giunta Svp-Pd con gli ecosociali. Ormai il dibattito si sta spostando dal «se» al «come» abbandonare l’operazione: tra le opzioni c’è quella di portare la delibera in consiglio comunale e farla bocciare dalla maggioranza. Ma gli ecosociali pretendono garanzie scritte da Spagnolli (nella foto).
BOLZANO Sacrificare il progetto Benko sull’altare di una nuova giunta con gli ecosociali. Questo lo scenario che prende corpo dopo i primi due incontri del gruppo di lavoro che comprende Pd, Svp, alleati e ala rosso-verde. Ormai il dibattito si sta spostando dal «se» al «come» abbandonare l’operazione: tra le opzioni c’è quella di portare la delibera in consiglio comunale e farla bocciare dalla maggioranza. Ma gli ecosociali pretendono garanzie scritte. Oggi è atteso il parere legale dei giuristi. E intanto si discute apertamente anche della necessità di un «vero» piano urbanistico per completare il masterplan: anche questa sarebbe una svolta clamorosa.
La questione Benko rimane il primo macigno sulla strada della nuova giunta. Ma quanti sono davvero disposti a far fallire la trattativa e tornare alle urne in nome del progetto? Il vecchio consiglio comunale era largamente favorevole al Kaufhaus in via Perathoner. Ma gli equilibri sono cambiati, e dentro Pd e Svp molti fanno capire di essere disponibili a bocciare il progetto. La conferma si è avuta nell’incontro di ieri in municipio del gruppo di lavoro. Certo Spagnolli e Ladinser (così come Pasquali, assente negli ultimi giorni) restano favorevoli, ma entrambi hanno fiutato il nuovo vento.
La rinuncia a Benko spianerebbe la strada alla nuova giunta, ma non è facile uscire dall’iter. Giusto lunedì la società Khb srl (emanazione di Benko) ha inviato una lettera al sindaco esortandolo a firmare l’accordo di programma non oltre il 25 giugno: se la firma non arriverà, scatterà la messa in mora e una richiesta di risarcimento non inferiore ai 3 milioni di euro. Per questo il sindaco ha chiesto al segretario generale Travaglia e ad altri giuristi un parere legale che gli consenta di guadagnare un paio di mesi di tempo. L’idea di exit strategy originaria era puntare sul referendum consultivo: dopo l’eventuale vittoria del «no», infatti, sarebbe più facile andare in consiglio e chiedere di bocciare la delibera sulla cessione delle aree. Ma ormai l’ipotesi di una consultazione sta sfumando: il sondaggio «flash» infatti non è accettato dalle parti in causa, mentre per fare un referendum vero servono almeno sei mesi, e Benko non aspetterà tanto.
Di qui l’idea, semplice e clamorosa al tempo stesso: presentare in aula la delibera con l’accordo di bocciarla. Lo scenario è stato discusso sia ieri che martedì in municipio. Ci sono però due problemi: il sindaco ribadisce di essere favorevole ai piani di riqualificazione promossi dai privati, e per coerenza non può in prima persona dare l’input di affossare la delibera. Dall’altra parte gli ecosociali vogliono garanzie per evitare sorprese con il voto segreto in aula. Insomma, il finale non è scritto, ma è un dato oggettivo che pezzi importanti di Pd e Svp sono ora disponibili a votare «no» in aula. «Noi non vogliamo che sia Benko il motivo della rottura» ha detto a un certo punto Steger.
Cecilia Stefanelli ci va coi piedi di piombo. «Qualche segnale di cambiamento c’è, ma finché non si arriva al risultato rimango pessimista». Guido Margheri (Sel) replica invece alla lettera di Hager: «Inaccettabile ingerenza sia per la modalità che per i tempi dell’intervento». Oggi si ricomincia.